29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Caro-petrolio

Per l’agricoltura una «bolletta» da 2 miliardi di euro nel 2011

Secondo la Cia, ogni azienda dovrà sborsare tra i 3 e i 5 mila euro in più in media d’anno. Pesano gli aumenti dei costi di produzione e i rincari sulle tariffe energetiche

ROMA - Il «caro-petrolio» rischia di infliggere un colpo durissimo all’agricoltura italiana. L’aumento dei costi di produzione e il rialzo delle tariffe energetiche dovute ai rincari del greggio potrebbero rappresentare un mix letale per le imprese del comparto, che pagherebbero un conto salatissimo. Se le quotazioni del Brent restassero in linea con quelle attuali, e in più la Bce confermasse la decisione di rialzare i tassi d’interesse da aprile, l’aggravio complessivo per il settore primario giungerebbe nella media del 2011 a quota 2 miliardi di euro. Ciò significa che ogni azienda agricola dovrà sborsare dai 3 mila ai 5 mila euro in più in un anno solo per gli effetti del «boom» del gasolio. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che ha raccolto le prime stime di un’elaborazione del suo centro studi sulle conseguenze del caro-petrolio sull’agricoltura.

Nel dettaglio - spiega la Cia - il carburante agricolo, che oggi ha superato un euro al litro, dovrebbe crescere in media d’anno del 20 per cento. Comportando per gli agricoltori una spesa insostenibile, visto che il gasolio è «re» nel settore: non solo è necessario per il riscaldamento di serre e stalle ma per l’alimentazione dei mezzi meccanici, a partire dai trattori. E si fa indispensabile proprio nei mesi primaverili, visto che da aprile a giugno ci sono le operazioni di semina, concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta. Tutte pratiche che richiedono l’impiego di macchinari e, quindi, un grande utilizzo di carburante.

Ma gli effetti dei rincari del greggio non si fermano qui -continua la Cia- ma potrebbero incidere anche sul costo dei mangimi (più 25 per cento), dei concimi (più 15 per cento), delle sementi (più 5 per cento) e degli antiparassitari (più 6 per cento). Anche per il lavoro conto terzi le imprese agricole dovrebbero pagare di più: l’incremento è previsto intorno al 10 per cento.
All’aumento dei costi di produzione va aggiunto anche l’incremento stimato delle tariffe energetiche -ricorda la Cia-. Per le aziende agricole le bollette elettriche potrebbero salire fino all’8 per cento e quelle del gas tra il 2 e il 4 per cento.

Ecco perché ora è indispensabile agire con urgenza e pensare a una serie di misure a sostegno del settore primario. L’agricoltura -conclude la Cia- è un settore vitale per il Paese, ma combatte già con redditi in picchiata, oneri burocratici e contributivi in costante crescita e prezzi sui campi non remunerativi. Adesso il rialzo incontrollato del petrolio, e quindi di costi e tariffe, potrebbe dare al comparto il colpo di grazia. Serve reintrodurre immediatamente «l’accisa zero» sui carburanti, cancellata nel novembre 2009 e mai più inserita, nonostante le promesse del governo.