24 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Summit Eurozona

Accordo su nuovo «Patto» e fondi salva Stati

Efsf ed Esm potranno anche acquistare bond sul mercato primario. Obbligo ridurre debito pubblico, ma con altri «fattori rilevanti»

BRUXELLES - Il vertice straordinario dell'Eurozona che si è tenuto ieri a Bruxelles si è concluso attorno all'1.30 del mattino con un bilancio tutto sommato positivo: nonostante una profonda divergenza che resta fra l'Irlanda e gli altri paesi, le conclusioni del vertice contengono accordi sostanziali su una serie di questioni importanti, che verranno ora messe a punto nei dettagli tecnici dai ministri delle Finanze e approvati definitivamente al Consiglio europeo del 24 e 25 marzo.

Innanzitutto, è stato deciso il rafforzamento della capacità di credito sia del Fondo temporaneo «salva Stati» (l'European Financial Stability Facility - Efsf), che passa a 440 milioni di euro effettivi (finora quasi la metà di queste risorse erano bloccate in garanzie di credito, e la capacità effettiva risultava di cira 250 miliardi di euro), che del futuro Meccanismo europeo di stabilità (Esm), destinato a succedergli a partire dalla metà del 2013. Per l'Esm, che sarà permanente, la capacità di credito effettiva sarà di 500 miliardi di euro. I Ventisette hanno anche deciso di estendere il 'campo d'azione' dell'Efsf e l'Esm, che potranno intervenire ora anche sul mercato primario dei titoli di Stato, ma non su quello secondario.
In altre parole, l'attuale Fondo salva-Stati e poi l'Esm, che raccolgono sul mercato i fondi per prestarli ai paesi dell'eurozona in difficoltà, potranno ora anche acquistare direttamente, al momento della loro emissione, i bond di quegli stessi Stati membri, sempre a condizione che - come per ottenere i prestiti - si impegnino in un programma di risanamento finanziario e di riforme economiche.

L'intervento sul mercato secondario, ovvero gli acquisti dei titoli dei paesi in difficoltà detenuti da banche, fondi d'investimento e finanza privata in genere, continuerà ad essere effettuato dalla Banca centrale europea. C'era stato un tentativo di consentire anche queste operazioni all'Efsf o all'Esm (dal 2013), ma il 'no' del cancelliere tedesco, Angela Merkel, è stato irremovibile.

La Bce, in verità, avrebbe visto volentieri un «alleggerimento» del suo attivismo sul mercato secondario, cominciato con una decisione autonoma a partire dal maggio scorso (in concomitanza con il primo intervento da 110 miliardi di euro per il 'salvataggio' della Grecia da parte dell'Eurozona). Gli acquisti sul mercato secondario comportano un aumento di liquidità che rischia di mettere in difficoltà la Bce, costretta poi compensare gli effetti inflazionistici con operazioni parallele o immediatamente successive di ritiro di liquidità dal mercato.

Il secondo accordo importante è quello sul «Patto per l'euro», presentato dal presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e dal presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, come riedizione politically correct e in versione edulcorata del 'Patto per la competitività' franco-tedesco che aveva provocato una levata di scudi da parte di diversi Stati membri al vertice Ue del 4 febbraio scorso.

Il nuovo Patto per l'euro mira a far convergere le politiche economiche dei paesi membri attraverso programmi di riforme strutturali e l'impiego di una serie di indicatori e 'benchmarking' per tenere sotto controllo, ad esempio, l'evoluzione delle retribuzioni (il costo unitario del lavoro potrà aumentare se aumenterà la competitività), la produttività (con liberalizzazioni e alleggerimenti burocratici), la sostenibilità delle finanze pubbliche, e in particolare della spesa sanitarie e dei sistemi di previdenza sociale (l'eta' pensionabile sarà adeguata all'aspettative di vita), l'aumento dell'occupazione e il coordinamento delle politiche fiscali (che resta ben lontano dal livello di armonizzazione fiscale che, almeno per quanto riguarda le imprese, avrebbero voluto Francia e Germania). Il 'Patto', contiene comunque un accenno alla proposta di armonizzazione della base imponibile delle tasse societarie, che la Commissione presenterà prossimamente.

Con il «Patto» gli Stati membri si impegnano anche ad adottare nel proprio ordinamento legislativo (ma non necessariamente costituzionale, come voleva la Germania) dei vincoli europei di bilancio per frenare l'indebitamento, ad esempio stabilendo degli obiettivi per l'avanzo primario o per limitare la spesa pubblica. La disciplina di bilancio dovrà essere garantita «a livello sia nazionale che subnazionale». Nel settore bancario, i governi introdurranno legislazioni nazionali per la risoluzione delle crisi, e saranno «effettuati su base regolare stress test rigorosi», coordinati a livello Ue». Più in generale, «sarà attentamente monitorato per ogni Stato membro il livello del debito privato di banche, famiglie e imprese non finanziarie».

Stimolo della competitività - Un punto importante per l'Italia, nel Patto per l'euro, è la formula che è stata concordata nel paragrafo sullo stimolo della competitività per quanto riguarda le regioni in ritardo come il Mezzogiorno: «Per garantire che la crescita sia equilibrata e diffusa in tutta l'Eurozona, saranno prospettati strumenti specifici e iniziative comuni per incentivare la produttività delle regioni in ritardo di sviluppo». E' una base da cui si può partire per cercare di ottenere «le facilitazioni per le aree depresse e per il nostro Sud» o la «fiscalità di vantaggio» e «gli incentivi in deroga alle norme generali» per le aziende che il premier italiano, Silvio Berlusconi, ha rivendicato invece come un obiettivo già raggiunto.

Le conclusioni del vertice contengono poi un accenno alle sei proposte legislative del pacchetto per la cosiddetta governance economica e per il rafforzamento del Patto di stabilità, che dovrebbero essere approvate definitivamente in codecisione con il Parlamento europeo entro giugno-luglio. L'elemento finora più controverso, e uno dei più importanti, del pacchetto, è quello delle nuove procedure per «debito pubblico eccessivo» che affiancheranno quelle sul deficit eccessivo nell'esercizio di sorveglianza europea dei conti pubblici nazionali.

E' stato confermato che il pacchetto dovrà contenere il «parametro quantitativo» secondo cui il debito pubblico dovrà calare di un ventesimo all'anno per la sua parte eccedente il 60% del Pil, ma con la clausola che chiedeva l'Italia, secondo cui questa riduzione non sarà automatica, ma verrà valutata «tenendo conto di tutti i fattori rilevanti, così come sono indicati nella proposta della Commissione». E tra i 'fattori rilevanti' indicati dall'Esecutivo comunitario c'è l'indebitamento del settore privato, che in Italia è notoriamente più basso che in altri paesi considerati più 'virtuosi' (e su questo punto la soddisfazione di Berlusconi appare più giustificata).

Tassi d'interesse per la Grecia - L'ultimo punto su cui sono state prese delle decisioni importanti al vertice dell'Eurozona è quello sui tassi d'interesse pagati dalla Grecia per il prestito da 110 miliardi di euro ottenuto dai partner dell'Eurozona e dall'Fmi nel maggio dell'anno scorso. Atene, che ha dimostrato di stare rispettando il suo programma di risanamento finanziario e di privatizzazioni e riforme strutturali, è stata 'premiata' con il taglio di 100 punti base (dal 5,2% al 4,2%) degli interessi e con un riscadenzamento del rimborso ai paesi dell'Eurozona da cinque a sette anni e mezzo. Sono state accolte con favore, inoltre, le nuove misure presentate dal Portogallo, che oggi è l'anello più debole della catena dei paesi vulnerabili dell'Eurozona e che potrebbe essere il prossimo candidato ad aver bisogno dei prestiti dell'Efsf.

Niente accordo, invece, per l'Irlanda, che non ha ceduto di un millimetro alle insistenti richieste franco-tedesche di mettere in discussione il livello bassisimo (12,5%) della propria imposta societaria, e che non ha perciò ottenuto alcuna riduzione dei tassi d'interesse (al 5,8%, in media) del prestito da 85 miliardi di euro contratto con l'Efsf per finanziare il piano di risanamento del proprio bilancio pubblico, dopo la gravissima crisi dell'autunno scorso dovuta al salvataggio delle banche indebitatesi a livelli paurosi.