Brunetta: la crescita nel 2011 più vicina al 2% che all'1%
«Abbiamo ottenuto un successo nella P.A. : l'assenteismo è calato del 35%»
ROMA - Nel 2011 la ripresa italiana si consoliderà. Ne è convinto il ministro per la Funzione pubblica e l'innovazione, Renato Brunetta che, intervistato a Radio24 da Oscar Giannino ha mostrato ottimismo per l'andamento dell'economia italiana.
BRUNETTA: VICINI AL 2% PUÒ AUMENTARE ANCHE IL LAVORO - «Per il 2011 - ha affermato il ministro - saremo più vicini al 2% che all'1%. Il 2% è un valore di equilibrio di una crescita non esaltante ma mediamente sufficiente che ci consente di aumentare posti di lavoro, di far rientrare lavoratori dalla cig e di distribuire i guadagni della produttività. E' un numeretto magico che ci consente di guardare al futuro con occhiali rosa e non neri».
IL PATTO DI STABILITA’ DI BRUXELLES NON SARA’ PUNITIVO PER L’ITALIA - Inoltre, rispetto al prossimo varo da parte di Bruxelles del nuovo patto di stabilità, Brunetta ha osservato: «le regole Ue rispetto al rientro del debito devono ancora essere definite e saranno sufficientemente elastiche e flessibili da accompagnare la crescita e non da bloccarla. Ad aprile - ha concluso - vedremo anche i provvedimenti relativi alla cosiddetta 'frustata', attualmente sul tavolo del ministro Tremonti che daranno la scossa di cui l'economia italiana ha bisogno».
SULL’ASSENTEISMO ABBIAMO VINTO NOI - «Il terreno delle riforme della P.A. - ha aggiunto- è lastricato di luoghi comuni che nascondono conservatorismo.
Osservatori disinformati o, peggio, interessati giudicano con pregiudizio di carattere politico ma non me ne curo. In 30 mesi c'è stata una riduzione di oltre il 35% dei tassi di assenteismo nel pubblico impiego. E' vero che partivamo da tassi molto alti ma questa è una cifra di questo tipo non ha eguali nel mondo. In altre parti - ha evidenziato - si copia quello che succede da noi. Tutti si riempivano la bocca, negavano la verità sui dati.
Ora nessuno obietta più sui numeri, ma mai abbassare la guardia perché la guerra non è vinta».
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