Seduta nera per Milano, tonfo Impregilo ed Eni
Crolla anche UniCredit (-5,7%), Ghizzoni: «Non siamo preoccupati». A zavorrare Piazza Affari è stata tuttavia la performance di Eni (-5,1%)
MILANO - Un lunedì nero per Piazza Affari sull'acutizzarsi delle violenze in Libia. Milano, che paga l'essere il Paese più esposto verso Tripoli, è stato il listino più colpito in Europa, con il Ftse Mib che ha chiuso in ribasso del 3,59%. «Perdiamo di più perchè abbiamo più società che hanno attività o intrecci azionari con la Libia», hanno spiegato dalle sale operative, «e si tratta di società che pesano fortemente sul listino, come Eni ed Unicredit».
La società più colpita dalla vendite è stata Impregilo, che ha lasciato sul terreno il 6,17%. A nulla sono valse le parole di rassicurazione giunte dal presidente, Massimo Ponzellini: «C'è qualche preoccupazione - ha detto - ma siamo ancora ottimisti, perché abbiamo segnali che i nostri cantieri non dovrebbero soffrire». Il gruppo di costruzioni è impegnato nel Paese in opere infrastrutturali per circa un miliardo di euro e conta circa 50 dipendenti italiani nel Paese maghrebino, dove opera attraverso la Impregilo Lidco, società partecipata per il 40% dal fondo sovrano Lybian Development Investment. Le vendite hanno colpito pesantemente anche l'altro grande gruppo di costruzioni italiano Astaldi (-4,39%), nonostante non abbia commesse in Libia.
A zavorrare Piazza Affari è stata tuttavia la performance di Eni (-5,1%), nonostante dalla società siano giunte rassicurazioni sul fatto che al momento non ci sono conseguenze sulla produzione petrolifera in quota al gruppo italiano. Eni è il primo produttore straniero nel Paese, con una produzione di circa 244mila barili di petrolio equivalente al giorno. Il mercato teme comunque un impatto sulla produzione e sulle forniture di gas. Pesante anche Saipem (-4,4%): lo scorso gennaio la cordata di cui fa parte si è aggiudicata il primo lotto dell'autostrada litoranea libica, finanziata dal governo italiano nell'ambito degli accordi del Trattato di Amicizia tra i due Paesi.
Tonfo per Unicredit (-5,75%) che vede i libici forti azionisti con il 7,5% circa. L'istituto non ha «attività» nel Paese che possano impattare sulle revenues, anche se la scorsa estate ha ottenuto dalla Banca Centrale libica l'approvazione per aprire una filiale. «Seguiamo la situazione ma non siamo preoccupati per il gruppo», ha rassicurato l'amministratore delegato Federico Ghizzoni. Pesante anche Ansaldo Sts (-5%), principale partner delle ferrovie libiche nella realizzazione della nuova rete ferroviaria nazionale. Giù anche la controllante Finmeccanica (-2,7%) che ha costituito con Tripoli una joint venture paritetica per una cooperazione strategica nei settori dell'aerospazio, trasporti ed energia. La Libyan Investment Authority, inoltre, detiene il 2% del capitale di Finmeccanica.
In forte ribasso Danieli (-3,3%), gruppo friulano attivo nel settore siderurgico che opera anche in Libia. Giù anche il titolo Retelit (-5,9%), che vede la Libyan Post Telecommunications Information Technology Company azionista con il 14,7% e Juventus (-3,3%), dove Lafico detiene il 7,5%.
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