Semine: confermate le difficoltà degli agricoltori
In merito ai dati dell’Istat, la Cia ribadisce l’esigenza di una nuova politica per il settore. E’ vero che le campagne scontano gli effetti della Pac e del maltempo, ma è altrettanto vero che i produttori agricoli operano in un contesto di grandi incertezze
ROMA - I dati dell’Istat sulle intenzioni di semina 2010-2011 delle principali colture confermano le gravi difficoltà degli agricoltori, sempre più oberati da costi (produttivi, contributivi e burocratici) sempre più pesanti, da prezzi non remunerativi e da redditi in forte calo. Non solo. Sulle campagne hanno pesato sia le nuove disposizioni determinate dalla Pac sia il maltempo, che soprattutto nei mesi scorsi di ottobre e novembre ha avuto conseguenze rilevanti nel lavoro dei campi. Molti i produttori di cereali che non hanno potuto seminare. E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sottolineando la complessità dei problemi che oggi vive la nostra agricoltura alle prese con una crisi complicata e con una totale disattenzione nei suoi confronti da parte del governo. L’ultima vicenda del «Milleproroghe» ne è la chiara prova.
E cosi si assiste a una flessione delle semine per il grano duro (meno 13,5 per cento rispetto all’annata 2009-2010), di quello tenero (meno 5 per cento), delle barbabietole da zucchero (meno 21 per cento), del tabacco (meno 11,5 per cento), del pomodoro (meno 15,5 per cento). Nello stesso tempo -rimarca la Cia- si evidenzia anche un netto aumento (più 19,1 per cento) dei terreni lasciati a riposo. In molti casi non si è deciso di seminare in quanto i costi erano notevoli e i prezzi di mercato, caratterizzati da una crescente volatilità, non avrebbero compensato gli oneri da fronteggiare.
Un quadro che dà la precisa immagine di un’agricoltura in affanno e non supportata da valide misure che permettano di affrontare una situazione alquanto precaria, specialmente -fa notare la Cia- per quanto concerne i costi. Ovviamente, anche la Pac e il maltempo hanno causato effetti negativi, ma quello che preoccupa è la totale disattenzione che c’è nei confronti del settore primario. In questi ultimi anni, nonostante la gravità dei problemi che gli imprenditori agricoli hanno denunciato a più riprese, poco e nulla si è fatto per dare reali sostegni. Un dato su tutti fa capire la complessità del momento: nel 2010 oltre 25 mila imprese sono state costrette a chiudere.
Le rilevazioni Istat sulle semine sono un campanello d’allarme. C’è l’urgente necessità -sottolinea la Cia- di una nuova politica agricola. Da parte del governo, però, non è arrivata alcuna risposta. La stessa Conferenza nazionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, proposta dalla Confederazione nel lontano 2004 e che aveva iniziato il suo iter nel 2008, è finita nel dimenticatoio. E’, invece, indispensabile guardare con occhio diverso a una realtà produttiva, economica e sociale come quella agricola, soprattutto in una fase complessa e piena di sfide cruciali a livello internazionale ed europeo, a cominciare dalle nuove allarmanti tensioni sulle commodity alimentari e dalla riforma della Pac post 2013.
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