5 maggio 2024
Aggiornato 04:30
«Sorride» la produzione industriale

Per l’agricoltura è crisi anche nel 2010

Il settore primario chiude l’anno con un calo produttivo di circa il 2 per cento, mentre il comparto industriale si avvia alla ripresa archiviando il 2010 a più 5,3 per cento

ROMA - Se il settore industriale archivia il 2010 con il segno più, l’agricoltura italiana non riesce a fare lo stesso: la produzione del comparto chiude l’anno con una flessione tendenziale di circa il 2 per cento, contro l’incremento del 5,3 per cento segnato dall’industria. Una conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, dei gravi problemi che affliggono il settore primario, per il quale poco o nulla si è fatto in questi ultimi anni. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica, l’indice della produzione industriale ha registrato a dicembre un rialzo del 5,4 per cento su base annua e dello 0,3 per cento rispetto a novembre. Un segnale di ripresa -spiega la Cia- confermato anche dal risultato complessivo del 2010, con l’indice grezzo che raggiunge un più 8,7 per cento rispetto a dicembre 2009 e a più 5,5 per cento nella media dell’anno. Di segno opposto la situazione nell’agricoltura: la produzione resta negativa. Una situazione destinata a protrarsi nei prossimi anni se non ci saranno interventi «ad hoc» per il rilancio del settore primario.

Anche l’Ismea, nel suo Outlook sullo scenario di medio-lungo termine, parla di «produzione agricola stabile» o al massimo «in moderata espansione» nel periodo 2011-2017, associata a «un aumento dei prezzi sui mercati internazionali» e a «un inasprimento dei costi legati all'approvvigionamento dei fattori produttivi». Questo vuol dire che, se non si interviene subito, le speculazioni finanziarie e le spese per la produzione -continua la Cia- continueranno a pesare sulle spalle degli agricoltori, che già scontano prezzi non remunerativi e redditi in picchiata.
Ecco perché ora è tempo di dire basta alle chiacchiere e alla politica degli annunci. E’ giunto il momento -conclude la Cia- di pensare a misure concrete. L’agricoltura ha bisogno di un nuovo progetto di sviluppo e competitività, di misure tempestive e realmente efficaci di sostegno, soprattutto in ambito fiscale e burocratico. Altrimenti la Confederazione è pronta a scendere in piazza e a fare sentire la «voce» degli agricoltori, con una mobilitazione capillare sull’intero territorio nazionale.