Accordo vertenza Italcarni
I sindacati di Modena chiedono «Garanzia su continuità produttiva e diritti dei lavoratori nelle attività appaltate»
MODENA - È stato firmato venerdì scorso 19 novembre l'accordo che chiude la vertenza della cooperativa di macellazione Italcarni di Carpi, aperta il 10 maggio scorso con l'avvio della procedura di mobilità per 43 lavoratori, di cui sette impiegati e un quadro (su un totale di 140 addetti). «I punti qualificanti dell'accordo sono numerosi. Innanzitutto - spiegano Fai-Cisl e Flai-Cgil di Modena - le razionalizzazioni e ristrutturazioni dovranno convivere con la responsabilità sociale d'impresa e il codice etico, elementi che hanno sempre contraddistinto Italcarni rispetto agli altri macelli italiani. A seguito delle uscite su base volontaria e incentivata di un buon numero di lavoratori da luglio a oggi, Italcarni intende appaltare il reparto «macello sporco» e si impegna a chiedere alla cooperativa appaltatrice, nei capitolati d'appalto, la corretta e inderogabile applicazione del contratto nazionale di lavoro della cooperazione industriale, oltre all'agibilità sindacale dei lavoratori. Il personale Italcarni, ora occupato nel reparto che sarà appaltato, verrà impiegato negli altri reparti con idonei periodi di formazione e riqualificazione. C'è la garanzia della continuità produttiva e l'attuale assetto produttivo sarà portato nell'eventuale costituzione di una nuova impresa. I nuovi assetti societari, le prospettive commerciali e imprenditoriali, così come la definizione del piano industriale, saranno oggetto di periodico confronto con le organizzazioni sindacali». Per Fai e Flai l'accordo è un ulteriore passo in avanti per la garanzia di continuità produttiva da parte della nuova società che si verrà a costituire e per l'impegno a trasferire in essa l'assetto organizzativo risultante da questo accordo. I sindacati sono convinti che gli scenari e le future alleanze, societarie e commerciali, significhino che la cooperativa vuole continuare a produrre e a competere sul mercato rispettando valori, contratti e leggi. Un mercato, quello della macellazione carni, sempre più compromesso da più fattori; tra questi l'alta concorrenza delle carni estere, la mancanza di una seria politica di valorizzazione dei salumi italiani (attraverso l'etichettatura), la crisi di produzione dei prosciutti Dop, la continua chiusura degli allevamenti suinicoli, il dumping contrattuale. «Un dumping dovuto non solo alle diverse tipologie di contratti di lavoro applicati, ma a un'elevata presenza di lavoro nero e grigio, elusioni ed evasioni fiscali e contributive, accompagnati da fenomeni di sfruttamento e caporalato - sottolineano i sindacati - Si tratta di fenomeni, già più volte da noi denunciati, ampiamente presenti nel settore della macellazione italiana e assai diffusi anche sul territorio modenese, dove è massiccio l'utilizzo di false cooperative di facchinaggio negli appalti. L'accordo con Italcarni cerca di traguardare l'impresa fuori da una situazione drammatica senza scegliere la «via bassa» della competizione, come fanno altre imprese del settore. L'intesa, infatti, fissa valori e principi che fanno la differenza rispetto a quelle imprese che puntano la loro competitività solo sull'abbassamento dei costi del lavoro, senza etica e responsabilità sociale». Gli alimentaristi Cgil-Cisl evidenziano che il positivo risultato è stato conquistato grazie alla straordinaria mobilitazione dei lavoratori e al grande senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, compreso l'assessore provinciale al Lavoro Francesco Ori che, con la sua opera di mediazione, ha contribuito in maniera determinante al raggiungimento di questo risultato. «Non tutto è risolto - concludono Fai e Flai di Modena -, ma ora possiamo continuare il confronto più serenamente e definire le questioni ancora aperte, come il piano industriale e la ricollocazione del personale in cigs». Ripercorriamo ora la storia della vertenza, aperta il 10 maggio con l'avvio della procedura di mobilità per 43 lavoratori, di cui sette impiegati e un quadro (su un totale di 140 addetti). Oltre ai licenziamenti, Italcarni annuncia la volontà di terziarizzare due reparti interi (reparto prosciutti e macello) in cui lavorano 34 lavoratori. Immediatamente le rsu, insieme ai sindacati di categoria, proclamano il blocco degli straordinari e delle flessibilità. Durante le iniziative di lotta si tengono complessivamente 84 ore di sciopero, 48 delle quali ininterrotte con presidio permanente davanti ai cancelli della cooperativa. Il 21 giugno viene firmato il primo verbale d'intesa, seguito da un verbale di accordo quadro siglato presso l'assessorato provinciale al Lavoro. I due verbali prevedono l'impegno della cooperativa a ricercare nuove alleanze imprenditoriali per dare continuità alla produzione, l'utilizzo del criterio della volontarietà nella procedura di mobilità, la disponibilità a utilizzare altri ammortizzatori sociali nella gestione della crisi, l'impegno alla ricollocazione del personale in esubero anche in altre imprese del movimento cooperativo, terziarizzazioni solo con un piano industriale condiviso.Dopo la pausa estiva riprende il confronto con l'azienda che persiste nella volontà di terziarizzare. Dopo estenuanti incontri, le organizzazioni sindacali richiedono l'intervento dell'assessore provinciale al Lavoro Francesco Ori. Presso la sede dell'assessorato sindacati, rsu e dirigenza Italcarni si incontrano sei volte dalla fine di settembre; il 9 novembre scorso riescono a siglare un'ipotesi di accordo, confermato ufficialmente venerdì scorso 19 novembre.
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