29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Emilia Romagna

Rinnovo Ccnl Cooperative sociali. Cisl Modena: occorre riprendere il confronto

Il rinnovo di questo contratto, scaduto il 31/12/2009, interessa 250 mila addetti a livello nazionale e circa 4 mila in provincia di Modena

MODENA - «Non rinnovare il contratto nazionale delle cooperative sociali o farlo con i «quattro spiccioli» offerti dalle centrali cooperative significa condannare questi lavoratori alla povertà e all'impossibilità di vedersi riconosciuto uno sforzo professionale qualificato e indispensabile per il mantenimento dei servizi alla persona del nostro Paese». Lo affermano i sindacati Fisascat-Cisl, Funzione pubblica-Cgil e Uil-Fpl ricordando che, a causa dell'indisponibilità delle controparti datoriali a discutere su quantità economiche e tematiche proposte nella piattaforma unitaria, da oltre un mese è ferma la trattativa nazionale per il rinnovo del contratto dei lavoratori delle cooperative sociali e di inserimento lavorativo. Il rinnovo di questo contratto, scaduto il 31/12/2009, interessa 250 mila addetti a livello nazionale e circa 4 mila in provincia di Modena; si tratta di lavoratori e lavoratrici impiegati principalmente negli appalti pubblici dei servizi per anziani, infanzia, handicap e settore ambientale.

«Dopo quindici mesi di discussioni, nell'incontro dello scorso 12 ottobre le centrali cooperative nazionali hanno offerto un aumento economico di soli 38 euro mensili lordi, contro la richiesta in piattaforma di 145 euro. Inoltre - proseguono i sindacati - hanno dichiarato una totale mancanza di volontà nell'affrontare i temi da noi proposti». Fisascat-Cisl, Funzione pubblica-Cgil e Uil-Fpl giudicano inaccettabili queste condizioni. I contenuti della piattaforma unitaria, approvata dai lavoratori, mirano ad apportare migliori condizioni normative ed economiche per dare maggiore dignità al lavoro nella cooperazione, ancora troppo debole rispetto alle enormi ricadute sociali del lavoro quotidiano di migliaia di operatori nella nostra Regione. «È a loro, infatti, - sottolineano le organizzazioni sindacali - che si devono l'assistenza e la cura domiciliare e in strutture dei non autosufficienti, di minori con deficit, l'educazione e rieducazione dei disabili, l'educazione negli asili nido; insomma, l'intera gamma di professioni fondamentali per il sostegno del modello di welfare di cui godiamo e che loro, ogni giorno, a fianco o parallelamente ai colleghi delle strutture pubbliche, portano avanti, nonostante i trattamenti economici decisamente insufficienti e trattamenti normativi ancora bel lontani da tutele certe». I sindacati chiedono la riapertura del tavolo di trattativa con proposte economiche serie e accettabili per i lavoratori e un assetto normativo contrattuale che risponda alle loro necessità: inquadramenti professionali certi, formazione, garanzie nei cambi di appalto. Nell'attivo unitario dei quadri e delegati che si terrà venerdì prossimo 19 novembre a Roma saranno decise azioni di mobilitazione per la riapertura del tavolo.