20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Summit FAO

Più agricoltura per dare cibo al mondo

La nuova Pac deve tenere conto delle esigenze di un miliardo di persone che soffre fame e povertà

ROMA - «Più agricoltura per sfamare il mondo. La nuova Pac 2013 deve tenere conto delle esigenze di un miliardo di persone che vive nella fame e nella povertà. E, quindi, l’agricoltura europea deve essere sostenuta per affrontare la crisi alimentare e la crescente domanda di cibo. È un obiettivo evocato (il G8 del luglio 2009), spesso considerato implicito, quasi mai sostenuto da coerenti scelte di governo. C’è l’esigenza di uno stabile sistema di sostegno della produzione agricola puntando su più produttività e capacità competitive, su un migliore funzionamento dei mercati così da assicurare un’autosufficienza strategica nelle principali produzioni e contribuire a soddisfare la crescente richiesta alimentare mondiale». È quanto sostenuto dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in occasione della trentaseiesima Sessione del Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale che si svolge a Roma presso la sede della Fao e in preparazione del «World food day» fissato per sabato prossimo 16 ottobre.

«La tesi della raggiunta autosufficienza alimentare si è dimostrata illusoria. Le centinaia di milioni di persone senza cibo nel mondo -ha aggiunto Politi- sono un dato inaccettabile. Il 70 per cento dei sottonutriti vive nelle zone rurali. Per questo, come Cia aderiamo alla giornata mondiale dell’alimentazione del prossimo 16 ottobre e all’appello lanciato in tale occasione dalla Fao».

«È stato detto più volte: non bastano gli aiuti alimentari, che restano indispensabili per affrontare le situazioni di emergenza. C’è, dunque, la necessità -ha rimarcato il presidente della Cia - di una politica internazionale realmente incisiva, tesa a dare impulso e slancio al mondo agricolo. In questo contesto assume un’importanza cruciale l’azione delle organizzazioni agricole che possono dare forma ad una cooperazione in cui proprio lo sviluppo agricolo abbia un ruolo di primo piano e, nello stesso tempo, fare in modo che gli agricoltori siano coinvolti in modo diretto nelle strategie e politiche di carattere socio-economico».

«La Fao dice che alla crescita della popolazione mondiale corrisponderà -ha sottolineato Politi- una crescita della domanda alimentare tale da richiedere una produzione di cibo all’incirca doppia rispetto a quella attuale. Questo senza tenere conto delle ineguaglianze distributive che sono oggi la principale causa dello stato di sottonutrizione di oltre 3 miliardi di persone. Il rischio che si allarghi il fenomeno dell’insufficienza alimentare è reale».

«Il tema dell’autosufficienza alimentare dell’Europa fu posto nel secondo dopoguerra e negli anni della guerra fredda. Oggi -ha ricordato il presidente della Cia- l’attenzione alle scorte strategiche è affrontata a livello planetario. Ma credo sia giusto porsi l’obiettivo di sostenere un buon livello di autosufficienza per taluni prodotti sensibili. Per esempio, se vogliamo garantire ai consumatori filiere Ogm-free, i governi nazionali e quello Ue dovranno sostenere la produzione comunitaria di proteine vegetali per l’alimentazione animale per non dipendere dalle importazioni dai paesi principali produttori di soia e mais biotech».

«Comunque, una strategia di riforma dell’agricoltura che punti all’incremento della sicurezza alimentare e ad una crescita della produttività agricola legata alla riduzione della povertà, deve porre al centro della propria azione -ha evidenziato Politi- i piccoli produttori, specialmente nelle economie basate sull’agricoltura. Tradurre in pratica il potenziale che la produzione agricola ha nel ridurre la povertà e la malnutrizione dipende, in gran parte, da quanto è possibile coinvolgere i piccoli produttori in attività produttive e remunerative, sia all’interno che all’esterno dell’impresa agricola. A conferma di quanto potrebbe pesare in termini di impatto il contributo dei piccoli agricoltori, è sufficiente pensare che, secondo i dati della Fao, i piccoli produttori rappresentano il 90 per cento della povertà rurale, con 500 milioni di loro con meno di 2 ettari ciascuno».