19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Agricoltura

CIA: «No» all’aeroporto a Licata

Gli agricoltori: «Ci vogliono togliere terra e lavoro». La Cia in prima linea contro un progetto che metterà sul lastrico centinaia di famiglie

«No» all’aeroporto di Licata. «Ci vogliono togliere terra e lavoro». Gli agricoltori scendono sul piede di guerra e si battono contro un progetto che, nella provincia di Agrigento, rischia di gettare sul lastrico centinaia di famiglie che vivono di agricoltura. Una protesta ferma che il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi ha potuto constatare con mano incontrando gli imprenditori agricoli della zona che sono da tempo mobilitati per respingere gli espropri dei fondi di una pianura altamente produttiva; sul posto ci sono decine e decine di aziende agricole, attività primaria dell’intera licatese.
La Cia è scesa immediatamente in campo contro questa «mostruosità» che se realizzata azzererà il reddito degli agricoltori, colpirà intere famiglie private del diritto al lavoro e impoverirà ulteriormente l’economia locale.

E proprio la Cia insieme al «Comitato spontaneo degli agricoltori»; ha detto subito «no» alla negazione di un diritto inviolabile, qual è quello al lavoro. «Siamo a fianco degli imprenditori agricoli -ha detto Politi- pronti a dare battaglia affinché vengano tutelati gli interessi di chi ha fatto tanti sacrifici e vive della propria attività. Non permetteremo che nella Piana di Licata sorga un aeroporto che non serve, che non rappresenta affatto un volano di crescita economica, sociale e globale per tutto il territorio».
Gli agricoltori della zona chiedono, con documenti inviati al presidente della Regione Sicilia Lombardo e ai parlamentari regionali e nazionali, affinchè si metta fine a quest'angosciosa vicenda che si trascina da due anni, in modo da far cessare l’allarme tra i coltivatori.

Sotto accusa il presidente della Provincia D’Orsi, il quale -affermano gli agricoltori della zona- con avviso del 8/08/2010 pubblicato sul sito internet ed all’albo pretorio del comune di Licata («atto -sottolineano- non concordato né con i sindacati, né tanto meno con noi produttori, in assenza di accordo di programma e di qualsiasi conferenza di servizi»), ha posto un vincolo rivolto ad un eventuale esproprio sulla zona più fertile ed irrigua della Piana di Licata, per circa 220 ettari, dove ci sono aziende in serre e in tunnel, causando danni e preoccupazioni a noi produttori ed alle nostre famiglie».

«Noi -sottolineano gli agricoltori- non siamo gli operai di Termini Imerese o di qualche altra piccola industria al cui capezzale, nei momenti di crisi, tutti corrono per aiutarli. Noi viviamo in solitudine la nostra, molto grave, crisi agricola e vogliamo difendere il nostro lavoro, la nostra azienda e il reddito minimo (non assistito) per le nostre famiglie».
Gli agricoltori -come hanno ripetuto al presidente Politi- vogliano lavorare in tranquillità, sapendo che è un sogno velleitario la costruzione di un aeroporto definito «regionale», con una pista di 1400 metri, che non serve allo sviluppo del turismo e che è fuori dal piano nazionale dei trasporti, sulla cui realizzazione l’Enac ha dichiarato di non aver interesse e per il quale tutti ci dicono che non si farà.

«La Provincia, con propria determinazione, ha impegnato -ribadiscono gli agricoltori- 110 mila euro per l'esecuzione di uno studio di fattibilità economico-finanziario, prelevandoli dal bilancio provinciale, il tutto in assenza di qualsiasi certezza circa la realizzazione dell'opera, nonostante siano a conoscenza di un già esistente studio nazionale del ministero dei Trasporti, dal quale, a quanto riportato dalla stampa, si evince l'inutilità della costruzione di nuovi aeroporti. Anzi, ne prevede la chiusura di ben ventiquattro».