20 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Il caso Melfi

Mancato reintegro operai, la Fiom denuncia la Fiat

I tre lavoratori licenziati (e poi reintegrati) fatti entrare e poi uscire dallo stabilimento. Epifani: «Fiat incomprensibile»

MELFI - La Fiat non fa marcia indietro. Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli, i tre operai licenziati l'8 luglio e reintegrati dal giudice del lavoro di Melfi, sono entrati ieri in fabbrica alle 13,30 per cominciare il turno di lavoro alle 14. Ma sono stati 'respinti' dall'azienda, che nei giorni scorsi ha annunciato opposizione alla sentenza (l'udienza è stata fissata per il 6 ottobre). E il segretario regionale della Basilicata della Fiom Cgil, Emanuele De Nicola, ha presentato un esposto-denuncia alla stazione dei carabinieri di Melfi contro la mancata attuazione della sentenza del 9 agosto. La Fiat sarebbe incorsa, secondo il sindacato, in un comportamento antisindacale e penalmente perseguibile.

EPIFANI - L'atteggiamento della Fiat è «incomprensibile» perchè «non si rispetta una sentenza della magistratura che chiede il reintegro» dei tre lavoratori di Melfi ha sottolineato il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. Ma Fiat si dice «fiduciosa» che il tribunale di Melfi nel giudizio di opposizione «saprà ristabilire la verità dei fatti».

BONANNI - «Io mi appello a Marchionne affinché non cada nella trappola tesa dalla Fiom» dice da parte sua il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Il giudice ha emesso la sentenza: la sentenza si applica. Credo che la Fiat stia sbagliando e dimostra di essere talvolta il rovescio della Fiom, che non è più un sindacato, ma un movimento politico».

Dopo aver passato i tornelli, Lamorte, Barozzino e Pignatelli sono stati portati in un ufficio. Qui i rappresentanti del personale dell'impianto in provincia di Potenza hanno spiegato ai tre dipendenti, due dei quali delegati della Fiom, che avrebbero potuto continuare a svolgere solo la propria attività sindacale senza, tuttavia, recarsi alle rispettive postazioni di lavoro.