Sacconi: in gioco la produttività italiana
Il Ministro del Welfare: «Intesa possibile, il Lingotto non vuole impoverire Mirafiori». Epifani: «Ridiscutiamo tutto, Pomigliano e investimenti»
ROMA - Al tavolo di mercoledì sulla Fiat «la posta in gioco» non riguarda solo Mirafiori ma «il futuro del nostro Paese dal punto di vista della capacità di rimanere piattaforma produttiva». E' quanto spiega, in un'intervista al Messaggero il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Se è vero che siamo in un'economia internazionalizzata nella quale con le delocalizzazioni dobbiamo raggiungere i nuovi consumatori, al tempo stesso - aggiunge - dobbiamo mantenere in casa nostra un'adeguata capacità di produrre».
PROGETTO FABBRICA ITALIA - «Sono convinto - dice ancora il ministro - che la Fiat non voglia impoverire Mirafiori. Lo verificheremo mercoledì, ma il problema non è in sé dove andrà il monovolume. L'impressione che molti hanno avuto è che Marchionne abbia voluto utilizzare un'ipotesi relativamente influente rispetto alla saturazione produttiva di Mirafiori per richiamare tutte le forze politiche sociali italiane a una più convinta adesione al progetto Fabbrica Italia».
Per Sacconi, che chiede alla Fiat di «garantire la saturazione degli impianti dei siti produttivi compreso Mirafiori», l'adesione dell'azienda al tavolo «è di per sé incoraggiante». «Solo coloro che non conoscono le relazioni industriali possono ironizzare sui tavoli negoziali. Non dimentichiamo che sarà un'occasione anche per la Cgil, se lo vorrà. Di rientrare in gioco assumendo ovviamente le necessarie responsabilità».
EPIFANI: RIDISCUTIAMO TUTTO - Dietro la «rottura» della Fiat «con l'identità territoriale» c'è «più un'idea finanziaria che industriale». Lo dice il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, in un'intervista a Repubblica.
A suo giudizio, al tavolo di mercoledì che si terrà a Torino, ci sono le possibilità di un disgelo «a due condizioni». «Che l'incontro possa portare a dare certezze sugli investimenti in Italia e la difesa dell'occupazione» e che si trovi «una modalità per riaprire il confronto su tutti gli stabilimenti italiani, Pomigliano compreso». «Non mi convince - sottolinea - il fatto che per non provare a riaprire il confronto con Fiom e Cgil si cerchino artifici formali per rendere esigibile l'accordo». Quanto alla possibilità di creare una new company per Pomigliano, afferma: «Sarebbe un atto grave e miope. Non riesco infatti a trovare una convenienza a seguire questa strada».
BOSSI: «TROVARE UN EQUILIBRIO» - Il leader della Lega Umberto Bossi ritiene che la Fiat «può anche andarsene» in Serbia, «però a noi fa un grosso danno, i posti di lavoro chi li dà? Bisogna riuscire insieme a trattare». Lo ha detto a margine dell'inaugurazione di una nuova sede del partito.
Bossi ha risposto «sì» alla domanda se il Governo chiederà o meno alla Fiat di non delocalizzare nel Paese balcanico e ha aggiunto che «si è mosso Cota a Torino e tra due giorni fa un tavolo con la Fiat per garantire i posti a Torino».
«E' chiaro ormai - ha concluso il ministro delle Riforme - cosa fa la Fiat: chiede soldi ai Governi e il Governo serbo gliene dà di più. Va dove il costo del lavoro è più basso. Mi pare che si comporti così un po' da sempre però bisogna trovare un equilibrio».
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