12 ottobre 2025
Aggiornato 06:00
Il Governo incassa 35esima fiducia a palazzo madama

Senato, sì alla manovra. Ora alla Camera

Tremonti: «Provvedimento non mio ma di Berlusconi». Le Regioni non riconsegnano le deleghe ma restano in trincea

ROMA - Il testo della manovra finanziaria approvato ieri in Senato passa adesso, sempre 'blindato' dalla fiducia, a Montecitorio per il via libera definitivo, senza modifiche, entro fine mese. Con il sì del Senato si è chiuso il primo decisivo passaggio parlamentare per il decreto di correzione dei conti italiani. Un intervento da circa 25 miliardi di euro per mantenere gli impegni con Bruxelles sul deficit. Una manovra pesante, per mettere al riparo l'Italia da ulteriori turbolenze finanziarie, ma contestatissima fin dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri il 25 maggio scorso.

TREMONTI - «Non è la mia manovra ma quella del governo Berlusconi» ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. «C'è una differenza - ha aggiunto - fra quello che ha fatto il Parlamento e quello che si è sentito e letto in giro. Quasi tutto quello che è stato fatto è stato molto serio, pacato e costruttivo» Per il ministro inoltre «Abbiamo il sistema di pensioni più stabile e affidabile d'Europa. Tra l'altro, siamo l'unico paese che ha preso misure effettive subito, altrove siamo al livello di annunci, programmi e polemiche. La fiducia dà fiducia».

I CONTRARI - Nel provvedimento varato dal Senato vengono confermati «tutti i punti negativi della manovra relativi al lavoro pubblico» secondo la Cgil. E in trincea restano i Comuni che annunciano il loro parere negativo. Lo ha confermato il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino. Annunciano nuove proteste anche i governatori per i pesanti tagli alle Regioni. E' però rientrata la minaccia di restituire le deleghe di spesa importanti, dai trasporti all'ambiente, un passo inaccettabile soprattutto per i governatori leghisti.
Molte altre le altre categorie sul piede di guerra, a cui però è toccata miglior sorte: dai disabili che chiedevano modifiche alla soglia di invalidità, ai farmacisti che volevano una più equa distribuzione dei sacrifici.

IL VOTO AL SENATO - Numerosi anche gli incidenti di percorso durante l’iter a palazzo Madama. Per citare i più celebri, si può ricordare il dietrofont del governo sullo stop al requisito di 40 anni di contributi, bollato dal ministro Maurizio Sacconi come un ’refuso’, ma poi smentito dal collega Giulio Tremonti. E ancora, l’annosa vicenda delle ’quote latte’ che ha scatenato polemiche dopo l’annuncio di Bruxelles di una possibile procedura di infrazione a carico dell’Italia per la proroga della sospensione del pagamento delle multe. Marcia indietro dell’esecutivo anche sul taglio delle tredicesime per poliziotti, magistrati e altri comparti. Dal Senato, tuttavia, come ha sottolineato lo stesso Tremonti, la manovra esce migliorata e con i saldi invariati. Molte le novità introdotte nel passaggio in commissione che si sono andate ad aggiungere a un provvedimento già molto corposo che consentirà all’Italia di ridurre il deficit dal 5% del Pil del 2010 al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2011. Tra le norme di maggior peso, c’è il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, le novità sulle pensioni, i tagli per Regioni, Province e Comuni. E ancora, la riduzione degli stipendi dei manager, dei ministeri e dei costi della politica, la stretta sull’evasione fiscale e le assicurazioni. Entrano anche le norme per la libertà d’impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria di oltre 2 milioni di «case-fantasma». Il testo passa adesso «blindato» a Montecitorio per il via libera definitivo, senza modifiche, e con un nuovo voto di fiducia entro fine mese.