L'allarme dei costruttori: la crisi non è finita
Buzzetti: «Siamo tornati indietro di 15 anni. Espulsi dal lavoro in 200mila. Nel 2010 il calo nuove abitazioni del 30%»
ROMA - Per l'edilizia la crisi è ancora profonda e non c'è alcun segnale di ripresa: in tre anni il settore è tornato indietro di 15 anni e dal mercato del lavoro sono stati espulsi oltre 200mila lavoratori. È l'allarme lanciato dal presidente dell'Associazione nazionale dei costruttori edili, Ance, Paolo Buzzetti, nel corso dell'assemblea annuale.
«Se il 2009 è stato il nostro annus horribilis - ha detto Buzzetti - il 2010 non sarà ricordato come quello della svolta. Anzi. Alla fine dell'anno in corso avremo perso, rispetto al 2008, il 17% in termini di investimenti, calo che nel comparto delle nuove abitazioni supererà il 30%. Il settore in appena un triennio è tornato indietro di 15 anni: siamo ai livelli di metà degli anni '90. La crisi ha espulso dal mercato più di 200.000 lavoratori».
«Ma i nostri operai che restano a casa - ha ammonito Buzzetti - non fanno notizia come quelli di una fabbrica che chiude. I nostri vanno via così, silenziosamente, alla spicciolata e nessuno se ne accorge. Eppure il prezzo sociale di questa moria occupazionale è già molto elevato. Basta ascoltare le zone dove la crisi è stata ancora più dura come il Nord-Est e troviamo situazioni disperate, imprenditori che di fronte all'umiliazione di dover rinunciare alla propria impresa decidono di togliersi la vita. Sono numeri drammatici, effetto di una domanda privata fortemente condizionata dall'incertezza, che spinge le imprese e le famiglie a rimandare le scelte di investimento e da una domanda pubblica che continua a ridurre gli investimenti in nuove infrastrutture (-21% dal 2004 a oggi)».