2 maggio 2024
Aggiornato 09:30
La manovra

Berlusconi e Tremonti: vedremo le Regioni

Con i Governatori l'Esecutivo è disposto a discutere solo la «parte pattizia» della manovra. Sul dl la fiducia a Senato e Camera

ROMA - Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti incontreranno venerdì alle 11 le Regioni, ma chiariscono che i saldi della manovra resteranno invariati, che sul decreto legge verrà posta la fiducia sia alla Camera che al Senato, che i tagli sui ministeri sono già stati applicati con la Finanziaria triennale dello scorso anno, e che dunque non si può riequilibrare la manovra alleggerendo l'intervento sulle Regioni e inasprendo quello sui ministeri. Insomma, con i Governatori l'Esecutivo è disposto a discutere solo la «parte pattizia» della manovra, ma assicura l'impegno a garantire la «sostenibilità» dei piani di rientro sanitari, e sottolinea «l'opportunità» rappresentata dal federalismo fiscale.

Con un lungo comunicato congiunto, Berlusconi e Tremonti annunciano quindi che «il previsto incontro del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'economia e delle finanze con i Presidenti delle Regioni viene fissato per venerdì 9 luglio alle ore 11.00 a Palazzo Chigi», ma al tempo stesso fissano dettagliatamente la «base di lavoro» su cui si potrà articolare il confronto.

Prima di tutto, «la manovra sarà oggetto di necessaria e responsabile richiesta di fiducia da parte del Governo, tanto al Senato quanto alla Camera, trattandosi di un provvedimento fondamentale per la stabilità finanziaria del nostro Paese». In secondo luogo, «i saldi della manovra erano, sono e saranno intangibili. Non si tratta infatti di numeri casuali od arbitrari, ma di numeri che riflettono ciò che, tanto dalla Commissione Europea quanto dai mercati finanziari, è considerato assolutamente necessario per ridurre la dinamica incrementale del nostro debito pubblico».

Quanto alle critiche delle Regioni sullo squilibrio nei tagli ai danni delle autonomie, Berlusconi e Tremonti osservano: «Va comunque notato che questa manovra non è e non va considerata come un intervento unico, isolato, ma come parte di una strategia complessiva di rigore nella gestione del bilancio pubblico. Una strategia che, per quanto riguarda questo Governo, è iniziata già con la legge finanziaria 'triennale' del 2008». Dunque «assumendo in questi termini la giusta prospettiva, è assolutamente evidente che l'incidenza complessiva della politica di rigore operata in questi anni è stata, è e sarà nell'insieme distribuita su tutte le voci che sono parte del bilancio dello Stato. Ciò considerando non solo questa manovra ma anche la legge finanziaria 'triennale' che, a sua volta, si aggiunge agli altri interventi fatti nel passato. Ciò che viene rilevato ora come 'squilibrio' a carico dei governi locali va, dunque, valutato in base a ciò che è già stato operato a carico del governo centrale (e non può essere ulteriormente incrementato). Ciò rende oggettivamente impraticabile l'ipotesi di uno spostamento interno alla manovra, da una voce all'altra».