2 maggio 2024
Aggiornato 10:30
La manovra

Governo tenta mini-apertura ma le Regioni non mollano

Sì in Commissione all'emendamento del relatore che introduce i tagli fai-da-te per le Regioni virtuose ma che lascia invariati i tagli. Fitto: giovedì incontro Regioni-Tremonti

ROMA - Il tempo stringe ed è sempre più duro il braccio di ferro sulla manovra tra il governo e il sistema delle autonomie. Le richieste di Regioni, Province e Comuni sono di fatto cadute nel vuoto e l'incontro sollecitato con il premier, Silvio Berlusconi, sinora non è stato convocato, tanto che in una nota congiunta governatori e sindaci affermano che sarebbe «gravissimo e inaccettabile» un «diniego» da parte del presidente del Consiglio. Mentre in commissione Bilancio è stato approvato l'emendamento del relatore, Antonio Azzollini, che era già stato bollato da Regioni ed enti locali come una «pezza peggiore del buco» e una «corda diversa con cui impiccarsi». Restano quindi i tagli, ma si introduce flessibilità per gli enti virtuosi.

La partita è delicatissima. Si rischia l'apertura di uno scontro istituzionale senza precedenti. La scorsa settimana le Regioni hanno votato un documento nel quale si sono dette pronte a restituire le proprie deleghe all'esecutivo per l'impossibilità di esercitarle a causa del taglio dei trasferimenti. E il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, insiste: «Noi chiediamo sempre un incontro con il premier. E' quella la sede istituzionale per ottenere risposte alle nostre richieste». Domani sono state fissate sedute straordinarie sia dell'Anci che della Conferenza delle Regioni.

Non una parola oggi dal premier che nei giorni scorsi, insieme, al leader della Lega Umberto Bossi, aveva mostrato disponibilità al dialogo. Di fatto, con l'approvazione del testo Azzollini, quello spiraglio sembra essere definitivamente tramontato. Salvo cambiamenti dell'ultima ora, che potranno arrivare con il maxiemendamento in Aula, la partita sembra essersi chiusa.

CONFERENZA UNIFICATA - Intanto il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, ha convocato la Conferenza unificata per dopodomani, giovedì prossimo, in concomitanza con l'approdo della manovra nell'Aula del Senato. In quella sede, ha annunciato Fitto, ci sarà anche il ministro dell'Economia. Una cosa diversa dall'incontro sollecitato dalle autonomie che puntavano a ragionare con il premier Berlusconi per superare la muraglia eretta da Tremonti, il quale ha ribadito più volte che i saldi devono restare invariati e che i sacrifici così come sono stati suddivisi non sono in discussione. E infatti, a stretto giro di posta, Errani precisa: «La Conferenza unificata non è la soluzione, non è l'incontro che avevamo chiesto». Riunione che al momento è in bilico perchè già Sergio Chiamparino, presidente Anci, ha annunciato che se le condizioni non cambiano i Comuni non parteciperanno alla Conferenza unificata.

TAGLI - L'emendamento Azzollini prevede che i tagli di 8,5 miliardi per le Regioni, di 3,7 miliardi per i sindaci e di 800 milioni per le Province, restino invariati, pur se viene introdotta una flessibilità nella ripartizione per le Regioni virtuose. Ma i criteri e le modalità dei tagli saranno decisi nella Conferenza Stato-regioni entro 90 giorni dalla conversione in legge della manovra. Anche sindaci e Province decideranno in Stato-Città. In sostanza, le riduzione dei trasferimenti restano, ma governatori e sindaci potranno decidere come e dove tagliare.

VERTICE - Dopo il vertice di ieri ad Arcore tra Berlusconi e Tremonti si è capito che i margini per ulteriori modifiche, oltre alla proposta Azzollini, si erano nuovamente assottigliati: l'annuncio della possibile fiducia affidata ad una nota di Palazzo Chigi aveva fatto salire il livello della fibrillazione tra i rappresentanti delle autonomie. Questa mattina, il sottosegretario all'Economia, Alberto Giorgetti, ammetteva: quello con le Regioni è l'unico tema «veramente aperto» su cui «non c'è una sintesi piena e la trattativa è in corso». Mentre il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, ribadiva: «siamo aperti a qualche modifica, ma nella misura in cui non si superino i saldi già stabiliti, cioè i 24,9 miliardi di euro».

LE REGIONI - «Non potremmo che considerare gravissimo ed inaccettabile il diniego circa la richiesta del sistema delle autonomie territoriali di avere un incontro con il Presidente del Consiglio e con i ministri interessati dalla manovra - hanno rilanciato oggi in una nota congiunta Sergio Chiamparino (Anci), Vasco Errani (Conferenza delle Regioni), Giuseppe Castiglione (Upi) e Enrico Borghi (Uncem)- in questo modo verrebbe meno il principio di leale collaborazione che è la base delle corrette relazioni istituzionali su cui si fonda la nostra Costituzione. E' quindi necessario convocare in tempi rapidissimi una riunione di tutti i livelli istituzionali della Repubblica». Con l'auspicio che l'ultima parola non sia ancora stata detta.