19 aprile 2024
Aggiornato 02:30
La manovra

Montezemolo: il problema è il costo della politica

Il Presidente della Ferrari a Santa Margherita Ligure: «I cittadini italiani sono disorientati»

SANTA MARGHERITA LIGURE - L'Italia è un «paese bloccato», anche perché i costi della politica sono eccessivi. Lo ha detto il past president di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Intervenendo al 40esimo convegno dei giovani imprenditori, Montezemolo ha puntato l'indice contro la politica. «La più grande azienda del paese - ha sottolineato - è la politica con il numero più elevato di occupati. I cittadini italiani sono disorientati. La politica perde completamente credibilità agli occhi dei cittadini».

Parlando della manovra correttiva varata dal governo, il past president degli industriali ha aggiunto che «non possiamo continuare a confrontarci sui guadagni dei calciatori e sugli uomini della Rai e a parlare di leggi non ben fatte come quelle sulle intercettazioni. La gente è disorientata - ha proseguito - c'è bisogno di recuperare lo spirito del dopoguerra. Vedo un paese in cui ognuno tira a farsi gli affari propri. È un paese fai da te».
Montezemolo ha spiegato che i nodi veri, sui quali sarebbe necessario uno sforzo comune, sono quelli dello sviluppo e della crescita. «Ma come si fa a reperire le risorse per questi obiettivi - si è chiesto Montezemolo - se non si riesce a tagliare nemmeno quattro Province? E se continuano a esserci consigli pretorici per politici trombati?».

L'ex leader degli industriali ha ricordato che i nodi di oggi sono gli stessi di dieci anni fa. Ripercorrendo alcune delle tappe della sua presidenza in Confindustria, Montezemolo ha detto di aver cominciato insistendo sul tema dell'innovazione e di aver finito con il problema dei costi della politica. «Nelle relazioni di ogni presidente di Confindustria, senior o junior, i temi affrontati sono sempre gli stessi. È una amara conclusione. In ogni caso, non ci si può lamentare solo. Ma si deve dare un contributo affinché le cose cambino effettivamente. Alle imprese si possono dare alcune colpe, ma non tante. Se il paese cresce, per quel poco che cresce, fondamentalmente è per l'impegno, le capacità e l'assunzione di rischio degli imprenditori e dei lavoratori che lavorano per le imprese».