Caselli: la paga dei Magistrati non può dipendere dal Governo
Il Procuratore capo di Torino: «Si colpisce l'autonomia dei Giudici, ingiusta la penalizzazione per i giovani»
TORINO - «Decenni e decenni di faticosa conquista hanno portato a un meccanismo per cui le retribuzioni dei magistrati sono sganciate dai favori e disfavori del potere esecutivo del momento. Questo sganciamento consente alla magistratura di essere indipendente, perché se invece lo stipendio dipende dal governo, non importa di quale colore sia in un determinato momento, ecco che il governo può aumentare lo stipendio per ottenere qualcosa o diminuirlo perché qualcosa non accada».
Lo ha detto oggi a Torino il procuratore capo Giancarlo Caselli, a margine di una conferenza stampa su un'importante operazione dei carabinieri contro la prostituzione, rispondendo a un cronista che gli ha chiesto un parere sui «tagli» ai magistrati.
«Sono solo ipotesi naturalmente astratte - ha spiegato Caselli - ma anche di questo bisogna tenere conto, è il profilo più nobile e meno sindacale delle rivendicazione dei magistrati, ma è importante, anche se non sempre spiegato perché non facilmente comprensibile».
Caselli ha ancora aggiunto: «È molto difficile e impopolare dire che non si accettano tagli nel momento in cui sacrifici li dobbiamo fare tutti. I magistrati sono in agitazione perché i tagli colpiscono in maniera durissima i giovani, il 30 percento e i giovani non ce la fanno, perché magari hanno programmato mutui, la propria esistenza».
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