Anm: pronti a sacrifici ma non a tagli iniqui
Il Presidente Palamara: «Non difendiamo i privilegi di una casta». Una posizione ribadita dal segretario, Giuseppe Cascini
ROMA - I magistrati sono pronti a fare «sacrifici» per contribuire a far fronte alla crisi, ma «non accettano» i tagli «iniqui e irragionevoli» contenuti nella manovra del governo. È per questo che «diciamo basta e facciamo sentire la nostra voce». Il presidente dell'Anm, Luca Palamara, ha spiegato così le ragioni delle iniziative di protesta messe in campo, a cominciare da una giornata di sciopero di tutti i magistrati il prossimo primo luglio.
«Non ci stiamo - ha detto aprendo i lavori del 'parlamentino' dell'Anm - ad essere trascinati in una situazione in cui la magistratura viene indicata come una casta. Siamo consapevoli della crisi economica e dei nostri doveri, ai quali non intendiamo sottrarci. Ma è nostro dovere denunciare gli aspetti iniqui e irragionevoli di questa manovra, che penalizza in modo ingiusto soprattutto i più giovani, facendo pagare di più a chi guadagna di meno e di meno a chi guadagna di più. Questo è inaccettabile».
Una posizione ribadita dal segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini: «E' difficile far capire le nostre ragioni di fronte ad una propaganda che ci dipinge come nababbi che difendono i loro privilegi. Ma con la nostra protesta forte, compatta e unitaria dobbiamo spiegare che noi non vogliamo affatto sottrarci alla necessità di contribuire alla crisi, vogliamo però farlo con equità. Chiediamo quindi che i sacrifici siano equi e proporzionati alla capacità contributiva di ciascuno. Non è tollerabile - ha aggiunto - che i giovani debbano subire una riduzione dei loro stipendi tra il 25 e il 30 per cento. Questo non significa difendere i privilegi di una casta ma i diritti minimi della categoria».
Cascini ha sottolineato anche la necessità «mobilitare tutte le forze per sensibilizzare sullo sfascio della giustizia: la manovra colpisce in modo ingiusto anche il personale amministrativo, dobbiamo far capire che non è possibile garantire sicurezza se la giustizia non funziona».
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