20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Assemblea di Confindustria

Marcegaglia: subito un patto per la crescita

Il Presidente degli industriali: «E' l'emergenza nazionale. Forse è già tardi, basta divisioni e giochetti della politica»

ROMA - L'Italia vive un momento storico «molto critico». Il fardello del debito pubblico e l'aumento della disoccupazione saranno il «lascito duraturo» della crisi e «peseranno a lungo sulle prospettive di crescita». Uno scenario «poco incoraggiante», che obbliga il Governo a «non sbagliare tattica e strategia», perchè «forse è già tardi». Quindi è urgente «prendere in tempi rapidi decisioni giuste» per tornare a crescere «stabilmente almeno il 2%».

La strada per centrare questo risultato è fare le riforme che il paese attende da troppi anni, mettere da parte le divisioni e lanciare un grande patto per la crescita tra Governo, imprese e sindacati. A lanciare una «grande intesa» per la crescita, «vera emergenza nazionale», è il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nella relazione all'assemblea annuale davanti al premier Silvio Berlusconi, ai big della politica e dell'industria e del sindacato. La leader degli imprenditori ha sottolineato che questa è una «sfida ineludibile» e invoca un «cambio di marcia, già «entro l'estate» per realizzare una «grande assise dell'Italia delle imprese e del lavoro».

«Il nostro interesse - ha detto Marcegaglia - è quello di una grande riscossa nazionale, per la quale servono tutte le energie, tutte le intelligenze, tutte le passioni che vivono in ogni angolo dell'Italia». Il numero uno dell'associazione di viale dell'Astronomia ha rivolto un appello al mondo della politica a non dividersi e a «tutto il sindacato senza eccezioni» di «mettere l'interesse dell'Italia davanti a tutto». Per Marcegaglia è necessario passare «dalla divisione alla condivisione», questo deve essere il «nostro credo» perchè «la crescita viene prima» di ogni altra cosa.

«Di fronte alla vera emergenza che stiamo vivendo - ha proseguito - la politica non si divida. Davanti alle scelte che dovremo compiere, non ricomincino i soliti giochetti dell'opposizione e di parti della maggioranza». Il dovere del Governo «dopo le regionali e per i prossimi tre anni senza urne in vista è di assumere decisioni all'altezza dei problemi. Se la maggioranza - ha aggiunto - dovesse ridursi, per litigi e divisioni, all'impotenza, allora non potrà esserci maggiore crescita. E si chiuderebbe nell'insuccesso la lunga promessa di una politica del fare».