18 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Cina

Ancora un suicidio alla Foxconn

L'ultima vittima aveva 23 anni ed era un immigrato dalla lontana provincia nord-occidentale di Gansu

SHENZHEN - Ancora un suicidio alla Foxconn, il decimo. Un giovane dipendente si è buttato dal balcone di un edificio dormitorio della città-fabbrica della Foxconn Technology Group di Shenzhen, l'enorme stabilimento industriale nel sud della Cina che dà lavoro a 300mila persone.
Proprio ieri, incalzato dalla pressione dei media, Terry Gou, il boss dell'azienda taiwanese che produce componenti per la Apple e per altri grandi marchi dell'elettronica, aveva visitato lo stabilimento e aperto i cancelli alla stampa per dimostrare come le condizioni di vita e di lavoro dei suoi dipendenti non fossero poi così deleterie.

L'ultima vittima aveva 23 anni ed era un immigrato dalla lontana provincia nord-occidentale di Gansu, riferisce l'agenzia stampa Nuova Cina. Si è buttato dal settimo piano di un palazzo dormitorio poco dopo le 11 di sera.

Ieri i vertici del colosso informatico hanno chiesto scusa per i suicidi, ma hanno negato che le morti siano legate alle condizioni di vita e di lavoro dei suoi dipendenti. Orari di lavoro stremanti, brevi pause per mangiare, riposo nei dormitori, rigidi controlli: stando alle testimonianze dei lavoratori, raccolte da vari quotidiani cinesi e stranieri, più che una fabbrica sembrerebbe una prigione.

Psicologi per aiutare i lavoratori, monaci per allontanare gli spiriti maligni; una linea telefonica di aiuto, una ricompensa per i delatori (30 dollari a chi 'denuncia' un collega, che si sospetta essere pronto al suicidio); una stanza con sacchi da pugilato raffiguranti i capi, per permettere ai lavoratori di sfogarsi, e musica diffusa nelle aree di lavoro. Tutto questo per migliorare la vita dei dipendenti. E impedire, con l'ausilio anche di una bella rete all'esterno dei piani più alti del dormitorio, i suicidi.

L'azienda adesso ha chiesto ai dipendenti un giuramento di non commettere suicidio - «Prometto di non fare del male a me stesso o agli altri in maniera irreparabile» è la formula usata dall'azienda - e di firmare una lettera per acconsentire di esser mandati in istituzioni psichiatriche se appaiono in «uno stato mentale o fisico anormale»: una scelta, si legge nella lettera, «per il mio bene e quello degli altri».