28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Occupazione

Cisl: con la crisi persi 659mila posti di lavoro

L'allarme del sindacato: altri 200mila a rischio. Nell'industria manifatturiera gli occupati in calo del 7% pari a 350mila

ROMA - Da aprile 2008, data di inizio della crisi economica, a fine 2009 sono stati persi 659.000 posti di lavoro pari al -2,8% (a dicembre il numero complessivo degli occupati era di 22.922.000). Lo rileva il VII rapporto sull'industria realizzato dalla Cisl. Il settore manifatturiero ha pagato il prezzo più duro: sul totale degli occupati persi nel periodo considerato, più della metà (350mila, di cui 270mila lo scorso anno) si riferisce infatti all'industria in senso stretto, che si è contratta del -7%. Il comparto delle costruzioni ha invece sostanzialmente mantenuto i livelli occupazionali.

Si tratta di posti di lavoro cancellati per vari motivi, sottolinea il report della Cisl: lavoratori in pensione, mancato turnover, chiusura di piccole imprese, licenziamenti e mobilità.
Le stime provvisorie per il 2010 evidenziano un ulteriore calo del numero complessivo dei posti di lavoro (a febbraio risultano pari a 22.806.000), segno che la crisi sta riducendo ancora i livelli occupazionali.

Dal censimento delle aziende in crisi per situazioni di cassa integrazione straordinaria, rischio chiusura, cessazione di attività, liquidazione e fallimento, commissariamento, procedure di riduzione del personale (ad esclusione delle imprese in cassa integrazione ordinaria), la Cisl stima circa 150-200mila lavoratori a rischio per il 2010. Considerando a zero ore i lavoratori attualmente in Cig e tenendo conto anche delle ore effettivamente utilizzate dalle aziende rispetto a quelle richieste (tiraggio), l'indicazione standard di occupati in cassa integrazione è pari a 308.715 unità.

«I lavoratori effettivamente coinvolti negli ammortizzatori sociali sono molti di più, circa il doppio in una stima approssimata (600mila) - spiega il dipartimento industria del sindacato di via Po - in quanto sono diffuse le pratiche di rotazione e di casse che coinvolgono solo una parte dei lavoratori. Il ritmo lento e incerto della ripresa fa ritenere impensabile un rapido riassorbimento dei lavoratori in Cig. E' in atto quindi un'emergenza occupazionale, che va messa a fuoco, affrontata e gestita con gli strumenti più adatti».