20 aprile 2024
Aggiornato 04:30
La crisi del debito vista dagli USA

Chi ha perso e chi ha vinto dalla tempesta sull'euro

Bene solo gli hedge fund. Obama preoccupato per le esportazioni. Danneggiate le multinazionali come Ibm, General Electric, Procter è Gamble

NEW YORK - E' possibile che Blackstone Group, il Soros Fund e altri hedge fund che hanno divisioni dedicate alla speculazione sul mercato finanziario abbiano accumulato grandi profitti dalla perdita di valore dell'euro. Nessuno ovviamente ha per ora fatto comunicazioni specifiche sull'ammontare degli investimenti. Gli analisti ritengono tuttavia che i flussi speculativi sui prodotti derivati che hanno puntato sull'indebolimento della valuta europea siano stati di molte decine di miliardi di dollari.

A parte il vantaggio della speculazione finanziaria, il resto dell'azienda America è penalizzato dall'indebolimento del dollaro. Questo ce lo conferma l'andamento della borsa di Wall Street nel momento in cui cambiavano i rapporti valutari: con il crollo dell'euro e le forti preoccupazioni per l'andamento dell'economia europea, la borsa si è mossa quasi completamente al ribasso. Viceversa quando la situazione si è stabilizzata tutta la borsa si è mossa al rialzo.
Le uniche eccezioni hanno riguardato i titoli che hanno potuto contare su un profitto straordinario, con l'introduzione di prodotti di grande successo sul mercato. Ma la stessa Apple che ha sbancato il mercato consumer americano con l'iPad ha finito con il perdere molto in borsa rispetto ai suoi massimi, fatti registrare prima della crisi greca proprio perché, come multinazionale, finisce per essere molto sensibile all'andamento dell'Europa. Apple ha superato i 300 dollari per azione dopo il lancio dell'iPad negli Stati Uniti, arrivando sopra i 272 dollari. Oggi il titolo è scambiato a 251,06 dollari, a metà della giornata di contrattazioni.

Azienda America è penalizzata dall'andamento dell'Europa per due ragioni. La prima riguarda il rimpatrio dei profitti. Le multinazionali americane hanno rafforzato i loro bilanci grazie al rimpatrio di profitti che si sono tradotti, in dollari, in cifre superiori alle previsioni. Questo è stato possibile grazie alla straordinaria forza dell'euro che per un periodo ha viaggiato a quota compresa tra 1,45 e l,53. Con l'euro a 1,24 o peggio al di sotto di quota 1,20, questo andamento danneggia grandi multinazionali come Ibm, General Electric, Procter è Gamble e molte delle aziende che che derivano dall'Europa una parte rilevante del loro fatturato.

La seconda ragione è macroeconomca ed è forse per questo che il presidente Barack Obama si è attaccato al telefono e ha cercato di convincere le controparti europee a stabilizzare la situazione. Il presidente ha sempre fatto delle esportazioni una pietra angolare per il sostenimento della ripresa economica americana nel post crisi, e per il rilancio dell'occupazione. Con un dollaro che improvvisamente perde di competitività, la situazione per il comparto alle esportazione e dunque per molte piccole e medie imprese americane, non necessariamente quotate in borsa, peggiora drammaticamente le prospettiva economica.