A Ferrara giovani e donne i più penalizzati del mercato del lavoro
Roncarati: «Un paradosso difficile da accettare il fatto che, nonostante la crisi, nella nostra provincia possano rimanere inevase richieste di lavoro nelle imprese»
FERRARA - «In un contesto come quello attuale, in cui a una complessiva contrazione occupazionale fa da contraltare a un incremento delle assunzioni più qualificate, diventa ancora più necessario dare risposta alla richiesta delle imprese di integrare meglio il percorso della formazione scolastica e universitaria con quello della formazione on the job, valorizzando quindi tutte quelle modalità che consentano di avvicinare i giovani alla realtà delle imprese, attraverso, ad esempio, percorsi di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini formativi». E’ quanto ha dichiarato il Presidente della Camera di Commercio di Ferrara, Carlo Alberto Roncarati, commentando i risultati di una recente indagine realizzata dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Largo Castello su dati Unioncamere-Ministero del lavoro.
«E’ un paradosso difficile da accettare – ha proseguito Roncarati - il fatto che, nonostante la crisi, nella nostra provincia possano rimanere inevase richieste di lavoro nelle imprese, in particolare artigiane, per circa 280 lavoratori, il 40% dei quali operai specializzati. Elettricisti, falegnami e mobilieri, parrucchieri, meccanici sono le figura più introvabili per le aziende ferraresi. Un fatto che conferma che lo spazio da colmare tra sistema dell’istruzione e della formazione e i fabbisogni di «capitale umano» espressi dalle imprese è ancora molto elevato sia in termini quantitativi che, soprattutto, qualitativi».
In provincia di Ferrara, fanno sapere dalla nostra Camera di Commercio, nonostante una maggiore disponibilità di personale sul mercato del lavoro in seguito all’attuale congiuntura economica, la percentuale di personale di difficile reperimento raggiunge addirittura l’82,8% per fonditori, saldatori, lattonieri e carpentieri, il 47,4% per cassieri e per addetti allo sportello, fino ad arrivare al 20,8% per tecnici delle scienze ingegneristiche. E, a proposito dei laureati, sono almeno una decina le figure professionali che vengono considerate «introvabili» da parte delle aziende ferraresi e che presentano, quindi, una più elevata probabilità di assunzione. In questa particolare graduatoria, le prime posizioni sono occupate da «white jobs» (ossia le professioni impegnate nel campo dei servizi socio-sanitari, della ricerca e sviluppo, della progettazione, dell’ICT), tra le quali spiccano gli infermieri e gli sviluppatori di software.
Notevole il disallineamento tra salari maschili e salari femminili: elevata, inoltre, la differenza tra figure professionali di diverso livello (all’anno, si va dai 21.800 euro di chi svolge una professione non qualificata ai 93.450 euro per i dirigenti), notevole il disallineamento tra salari maschili e salari femminili (pari a circa 3.000 euro a favore degli uomini), sensibile la distanza tra retribuzioni medie di quanti sono in possesso del titolo di scuola dell’obbligo e i laureati (pari ad oltre 15mila euro). E anche l’età fa la differenza, dando così valore al percorso di formazione: mentre un cinquantenne con la terza media arriva a percepire uno stipendio superiore del 25% rispetto a un suo pari livello ventiquattrenne, un laureato over 50 guadagna il 180% in più di quando è stato assunto e i due terzi di più di un lavoratore non qualificato.
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