Cgil: a marzo riesplode la cassa integrazione
«E' il quadro che emerge dalle elaborazioni dei dati INPS. Situazione insostenibile, il Governo intervenga»
ROMA - Riesplode la cassa integrazione a marzo: una conferma che l'economia del paese non riparte e si consolida in negativo una forte stasi produttiva. E' il quadro che emerge dalle elaborazioni dei dati Inps da parte dell'osservatorio Cig del dipartimento settori produttivi della Cgil. La tendenza negativa dell'economia ha portato nel solo mese di marzo a una richiesta di Cig di 122.599.702 ore con un aumento sullo stesso mese del 2009 del 106,83%, mentre da gennaio a marzo di quest'anno la cassa integrazione ha raggiunto 302.217.009 ore con un aumento sul 2009 del 133,88%.
La cassa integrazione ordinaria aumenta sul mese precedente del +12,52%, per un totale di 42.783.553 ore: si ferma così la tendenza al ribasso degli ultimi mesi. Da inizio anno la cassa integrazione ordinaria aumenta del 34% sullo stesso periodo dello scorso anno. Quanto alla cassa integrazione straordinaria, questa aumenta del +27,79% su febbraio 2010 con il volume di ore più alto non solo degli ultimi 18 mesi ma anche da quando è iniziata la fase di crisi economica. Rispetto a marzo 2009 il balzo in avanti è consistente: +357,94% per un volume di 182.454.021 ore di cigs. Il settore con aumento maggiore è il settore del commercio +1.409,90%.
«Una situazione sempre più insostenibile per milioni di lavoratori, cassaintegrati e precari - dice il segretario confederale Susanna Camusso - molti con coperture economiche irrisorie mentre ancora di più sono quelli senza alcuna coperture», sottolineando come in questi tre mesi, senza contare quelli che senza tutela hanno perso il posto di lavoro, i lavoratori parzialmente tutelati dalla Cig hanno perso nel loro reddito già oltre 830.730.045 di euro.
Secondo la dirigente sindacale «non ci sono più alibi per il governo: fermare ed invertire questa deriva non è più rinviabile, prima cosa da fare, per dare respiro all'economia serve aumentare il reddito disponibile delle famiglie, aumentando i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, riformando il fisco rendendolo più equo e più giusto».
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