1 maggio 2024
Aggiornato 23:00
Consumi alimentari, etichette ambigue

Nuova indagine della LAV su uova di batteria

Conferma i problemi già oggetto di ricorso nel 2008. Ora intervenga il ministro delle politiche agricole

ROMA - Informazioni ambigue su molte confezioni di uova di galline allevate nelle gabbie di batteria, sistema d’allevamento che interessa ancora l’80% delle galline allevate in Italia (68% nell’UE): è questo il risultato della nuova indagine svolta dalla LAV su 17 confezioni di uova da allevamento in gabbia, in vendita nei supermercati di Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari. Per questo la LAV presenterà un nuovo ricorso all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dopo l’analogo atto che l’Associazione presentò nel 2008, cui fece seguito l’intimazione del Garante a gran parte delle aziende contestate, di correggere l’etichettatura rendendola conforme alla normativa e in modo da indicare correttamente il sistema di allevamento sulle confezioni di uova.

«Intimazione purtroppo disattesa da alcuni marchi, a quanto pare - dichiara Roberto Bennati, vicepresidente della LAV - e così i consumatori di uova ogni giorno rischiano di essere ingannati da scritte fuorvianti, a volte poco leggibili perché riportate con carattere molto piccolo o seminascoste, o da immagini bucoliche non corrispondenti alla realtà dell’allevamento intensivo nelle gabbie di batteria. Questa mancanza di trasparenza può costituire un freno all’applicazione della Direttiva Europea n.74/1999 che introdurrà il divieto delle gabbie di batteria convenzionali a partire dal 2012 e quindi un freno alla riconversione verso sistemi d’allevamento non in gabbia. Sollecitiamo quindi il Ministero delle Politiche Agricole a perseguire una politica di maggiore rigore e a farsi promotore di un’azione normativa integrativa, al fine di garantire un’etichettatura delle uova aderente alla realtà della produzione e del sistema di allevamento delle galline, nel rispetto delle scelte e della volontà dei cittadini.»

«Una buona parte dell’industria alimentare europea non solo ha già iniziato ad adeguarsi alla normativa che scatterà dal 2012, ma è andata oltre e non utilizza o non commercializza più uova da allevamento in gabbia o ha già assunto questo impegno: si tratta di molti grandi gruppi della distribuzione alimentare in Olanda, Belgio, Austria, Francia e Regno Unito, come Rewe (la 4° maggiore catena di distribuzione in Europa) - afferma Roberto Bennati - Chiediamo ai supermercati che operano in Italia, nonché ai nostri Comuni, di fare altrettanto e fin da quest’anno, favorendo l’applicazione della direttiva e soprattutto assecondando la richiesta di uova provenienti da sistemi d’allevamento più attenti al benessere animale. Ricordiamo che, secondo un sondaggio Eurobarometro, il 62% dei consumatori europei sarebbe disposto a cambiare il proprio consueto luogo d’acquisto per poter comprare prodotti alimentari maggiormente rispettosi degli animali».

Per orientare al meglio i consumatori, sabato 13 e domenica 14 marzo, in 350 piazze d’Italia, la LAV distribuirà la nuova guida-pratica al sistema di etichettatura delle uova, utilissima a molte famiglie dal momento che il consumo medio procapite annuo nell’UE è di 220 uova. Presso i tavoli LAV sarà possibile anche firmare le cartoline-appello rivolte ad Amministrazioni locali e supermercati invitandoli a preferire le uova di galline libere. Si potrà anche sostenere questa campagna portando a casa il tradizionale uovo di cioccolato fondente della LAV (commercio equo e solidale), in cambio di un contributo minimo di 11 euro. Per informazioni: tel. 06 4461325 www.lav.it