Alitalia, Bersani: 3 miliardi senza vantaggi per i contribuenti
«Abbiamo rinunciato a servizi in più, occupati in più, più infrastrutture e prezzi competitivi»
MALPENSA - Tre miliardi in più per i contribuenti italiani senza nessun vantaggio concreto rispetto all'ipotesi della fusione Alitalia-Air France. A un anno esatto dall'avvio della procedura di liberalizzazione della compagnia di bandiera, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, approda a Malpensa per tracciare un bilancio su quello che definisce «un disastro di conti».
Per Bersani, è «indiscutibile» che «rispetto all'ipotesi Air France abbiamo 3 miliardi di euro in più di oneri. Costi che ricadono su contribuenti, azionisti, fornitori e casse dello Stato». In caso di 'nozze' con Air France, ha tenuto a sottolineare Bersani, «con 500 milioni di euro lo Stato italiano avrebbe potuto avere il 30% della più grande compagnia aerea al mondo, e sedersi al tavolo del Consiglio di amministrazione come partner strategico». Invece, con la liberalizzazione e l'attuazione del cosiddetto 'Piano Fenice', secondo Bersani «abbiamo rinunciato a questo.
Abbiamo rinunciato a servizi in più, occupati in più, più infrastrutture e prezzi competitivi. E questi 3 miliardi ci hanno portato qualcosa in più? No. Non ci si racconti - ha concluso Bersani - che gli asini volano e non lo si racconti agli italiani, perché su Alitalia ci sono dati che cantano».
Dello stesso avviso Matteo Mauri, responsabile nazionale dei trasporti del Pd, che ha puntato il dito contro il 'famigerato Piano Fenice' che a suo giudizio non ha prodotto i risultati promessi: «Siamo molto lontani dall'avere una vera compagnia di bandiera, l'Alitalia di oggi è poco più di una compagnia regionale». Il tutto, ha lamentato Mauri, «in nome di un'italianita' e di un'operazione elettorale che gli italiani stanno pagando duramente, i costi veri per il Paese sono stati altissimi, e dopo un anno del famoso Piano Fenice di Berlusconi rimangono solamente le ceneri».
Altrettanto duro il commento di Filippo Penati, che sul caso Alitalia e soprattutto sul depotenziamento di Malpensa chiama in causa Roberto Formigoni, suo avversario nella corsa per la conquista del Pirellone: «Il governo aveva promesso un Cdm a Malpensa, ci aspettiamo almeno la convocazione del tavolo a Milano per fare il punto su Malpensa, che sta crescendo solo per effetto del traffico low cost. Il governo ha il dovere di dirci a che punto sono gli accordi bilaterali e se nel futuro di Malpensa ci sono nuovi ruoli intercontinentali point to point».
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