20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Lavoro. Calabria

Cosenza, romeni come schiavi costretti a spaccare pietre

Privati documenti, isolati a pane e acqua, in stabile fatiscente

COSENZA - Otto romeni sono arrivati in Italia con la promessa di un lavoro e sono finiti schiavi, di un connazionale e tre italiani, che li hanno isolati in uno stabile fatiscente nel cosentino, segregati, a pane e acqua, e costretti a spaccare pietre, sotto la costante minaccia di morte. Una schiavitù dalla quale sono stati liberati dai carabinieri. Quattro persone, tre italiani e un romeno, tutti pluripregiudicati, sono stati arrestati.

Gli otto cittadini romeni sono partiti per l'Italia con la promessa di essere assunti come braccianti agricoli per la raccolta degli agrumi. Ma varcato il confine italiano la prima sorpresa: gli viene detto di consegnare i passaporti e gli altri documenti per le pratiche di assunzione. Fiduciosi, gli uomini, sei 25enni e due 40enni, consegnano il tutto. Vengono portati a Terranova da Sibari. Lì ad aspettarli trovano un connazionale, che fa da interprete, e tre italiani. E' l'inizio di un incubo, gli otto vengono sistemati in un stanzino fatiscente, umido, senza acqua calda, con pochi sudici letti. E cominciano le minacce: 'Non allontanatevi, non parlate italiano, non avete documenti, non potete andare da nessuna parte, e se fate scherzi a voi ci pensa lui', queste - riferiscono i carabinieri - alcune delle frasi minacciose rivolte dal loro connazionale.

Gli uomini sono stanchi, affamati, disorientati per il lungo viaggio. Ma l'inferno vero deve ancora arrivare: il giorno dopo si va al lavoro, e non ci sono frutti da cogliere, bensì letteralmente pietre da spaccare. Vengono infatti utilizzati per delle demolizioni. Dalle 8 alle 18, questo il turno di lavoro, interrotto da una breve pausa pranzo per il quale viene concesso solo un po' di pane, la maggior parte delle volte raffermo o ammuffito. E quel pezzo di pane è l'unica paga che riceveranno, per loro non c'è altro.

Passa una settimana, le minacce si fanno sempre più eloquenti, minacce di morte. Cambia la loro sistemazione. Una vecchia scuola elementare fatiscente in aperta campagna, lontana da occhi indiscreti. Anche qui le condizioni strutturali ed igieniche sono terribili. Ma la paura per le continue pesanti minacce, il disorientamento, la stanchezza per il duro lavoro e i magri pasti, e il fatto di non conoscere affatto l'italiano e di non possedere più alcun documento, ormai ridotti a schiavi. Uno di loro ricorda di avere un conoscente in Italia. Lui è da tempo in Italia, si è sistemato, ma è lontano in provincia di Potenza. Nel frattempo a Terranova da Sibari all'orecchio di Carabinieri giunge la notizia dell'arrivo di lavoratori stranieri. Ma non li si vede in giro. Uno dei romeni riesce a contattare telefonicamente il conoscente, gli raccontano dell'inferno in cui vivono, lui e gli altri. Descrive velocemente le condizioni di lavoro, lo stabile dove dormono e la località dove si trovano.