12 ottobre 2025
Aggiornato 04:30
Ristorazione

FIPE: «inflazione più alta nel sud»

È questo il commento di Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, nel presentare una ricerca realizzata dal centro studi Fipe

ROMA - «Non sappiamo se la nuova banca del Sud pensata dal ministro Tremonti ed esaminata oggi dal Consiglio dei Ministri sarà in grado di risolvere la questione meridionale. Sappiamo però che esiste la questione meridionale. La nostra ricerca lo prova in maniera evidente e questo problema va affrontato». È questo il commento di Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, nel presentare una ricerca realizzata dal centro studi Fipe sull’inflazione degli ultimi dieci anni.

Anche se dal punto di vista generale i prezzi risultano essere più bassi al Sud che al Nord, l’analisi storica ribalta la situazione: negli ultimi dieci anni il costo della vita è aumentato molto di più nel Meridione di quanto avvenuto nel Settentrione. Ne risulta che proprio nelle regioni meridionali dove la situazione della disoccupazione e dei salari è più difficile, i prezzi aumentano di anno in anno rispetto a un Nord praticamente stabile e far quadrare il conto a fine mese è praticamente impossibile.

Secondo il presidente Stoppani. «In un quadro di ripresa economica all’orizzonte, ma anche di forti incertezze sull’occupazione, l’Italia divisa in due economicamente rischia di rallentare l’uscita dalla crisi. Il Sud non potrà mai trovarsi nelle condizioni di produrre ricchezza, quindi sviluppo e posti di lavoro, finché non saranno garantite due precondizioni: sicurezza alle imprese con la lotta alla criminalità organizzata e una gestione più trasparente della «cosa pubblica» per un utilizzo più efficace delle risorse pubbliche messe a disposizione anche dall’Europa».

Per facilitare la crescita economica, secondo Stoppani «è necessario investire nel Sud nell’economia dei servizi. Il turismo da questo punto di vista rappresenta un’occasione irrinunciabile, a condizione che non ci si limiti a ricettività e infrastrutture, per altro necessarie. Inoltre, non si può parlare di ripresa economica senza preoccuparsi di aumentare il potere d’acquisto dei cittadini tramite una defiscalizzazione e una detassazione degli stipendi come avveniva una volta».