19 aprile 2024
Aggiornato 11:30
La voce del sequestro di tre manager si era diffusa in tarda mattinata

Colleferro, lasciano la fabbrica i tre dirigenti Alstom

Niente sequestro, ma tanta paura per i rischi di chiusura per l'impianto

ROMA - I tre dirigenti del gruppo Alstom che sembravano essere stati sequestrati dagli operai della fabbrica di Colleferro hanno lasciato questa sera la fabbrica.
La voce del sequestro di tre manager si era diffusa in tarda mattinata: gli ostaggi due italiani ed un francese, Riccardo Pierobon dell'ufficio comunicazione di Milano della Alstom, Bruno Juillemet, vice-presidente delle risorse umane, Francesca Cortella, direttore personale di Milano, a cui da mezzogiorno gli operai avrebbero impedito di uscire dallo stabilimento.

I tre si sono in effetti recati oggi alla fabbrica di Colleferro, sono arrivati, hanno annunciato il rischio chiusura, e gli operai hanno iniziato la protesta. In effetti fino a tarda serata gli operai sono rimasti in sit-in, circa 80, nel piazzale davanti alla direzione. Ma niente sequestro, solo riunioni.

Il primo a smentirlo è stato il sindaco di Colleferro Mario Cacciotti: «Nessuno è stato sequestrato, nessun manager è ostaggio degli operai, e a nessuno è impedito di uscire.

Ci stiamo confrontando serenamente ma è chiaro che i lavoratori sono seriamente preoccupati. Stamattina i vertici dell'Alstom hanno comunicato loro che c'è il rischio di una chiusura dello stabilimento tra nove mesi. Ed è esattamente quanto dobbiamo impedire».

Poi a dirlo, «Non siamo stati sequestrati», è stata proprio la voce, pacata al telefono, di uno dei tre manager, Riccardo Pierobon dell'ufficio comunicazione di Milano della Alstom.

All'annuncio di un rischio di chiusura gli operai hanno iniziato una manifestazione, ma «in tutta civiltà, mentre noi continuavamo le nostre riunioni», spiega il manager della multinazionale francese, rassicurando quindi tutti.

Sono arrivati i carabinieri, racconta ancora il manager, e «noi li abbiamo rassicurati». E infatti anche i carabinieri confermano: «Nessun tipo di sequestro, solo una manifestazione di lavoratori, ed è tutto molto tranquillo».

Anche i sindacati, abbandonati i toni duri, assicurano: «Non è un sequestro di persona, cosa che non condivideremmo, alla Alstom di Colleferro c'è un problema alto di tensione sociale a fronte delle previsioni di chiusura entro 9 mesi del sito - dice Antonello Assogna, della Femca Cisli - c'è una mobilitazione dei lavoratori che presidiano l'azienda e i dirigienti hanno deciso di restare dentro gli uffici della direzione per non creare ulteriori tensioni. E' una protesta sentita ma composta».

Alla Alstom, 300 operai fino a due anni fa, 146 oggi, la preoccupazione si chiama rischio di chiusura: «C'è un problema serio di carico di lavoro - spiega il manager riccardo Pierobon - se non ci saranno soluzioni, contratti, nuove commesse, tra 9 mesi o 10 mesi le previsioni ci dicono che non ci sarà più lavoro per nessuno». Al momento ci sono già in cassa integrazione ordinaria 40 persone, ancora «nessun passo formale verso la chiusura», spiega la dirigenza, e «si cercano soluzioni». Tra le ipotesi c'è quella di trasformare il sito in un polo manutentivo, in collaborazione con la regione Lazio e il comune, per questo l'incontro con Tibaldi. E in extremis «siamo disposti - dice Pierobon - se i problemi perdurano, al trasferimento di tutti i lavoratori in altre sedi Alstom, dove c'è lavoro, in Italia, ma anche in Francia», ma lo sanno anche loro che è una soluzione che pochi possono accettare.