29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Il presidente della Cia Giuseppe Politi apre a Lecce la terza Conferenza economica

Agricoltura in grave affanno. Tagliate risorse per 550 milioni

Imprese in seria difficoltà sempre più strette da costi, burocrazia e crollo dei prezzi. Serve una nuova politica agraria

LECCE - «Nell’agenda di governo l’agricoltura continua ad avere uno spazio sempre più marginale. Sia il Dpef che la legge finanziaria per il 2010, che i sei decreti anticrisi lo dimostrano chiaramente. L’impatto che questi provvedimenti hanno avuto sul settore sono totalmente insufficienti. Ma a preoccupare è soprattutto il fatto che vengono prelevati dalle tasche degli agricoltori oltre 550 milioni di euro l’anno. Un taglio netto a risorse che nell’attuale momento di crisi profonda rischiano di provocare pesanti contraccolpi alle imprese che fanno i conti con costi produttivi e contributivi alle stelle, con asfissianti adempimenti burocratici e con prezzi sui campi in caduta libera». E’ quanto sostenuto dal presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi nella relazione di apertura della terza Conferenza economica in corso a Lecce sul tema «Agricoltura: le nuove sfide. Federalismo, Europa e Mercato».

«E’ particolarmente grave -ha aggiunto Politi- l’annullamento dell’intervento dello Stato sulle assicurazioni agevolate che non è una spesa assistenziale, ma uno strumento considerato da tutti i paesi sviluppati indispensabile per una efficace gestione delle crisi di mercato e la difesa dai danni atmosferici. I 250 milioni che dovevano finanziare il Fondo di solidarietà per le calamità naturali saranno un costo aggiuntivo per gli agricoltori. Siamo così l’unico paese europeo che fa marcia indietro sul regime delle assicurazioni agevolate. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è era impegnato solennemente ed in più occasioni a trovare le risorse necessarie. Ma la promessa è, purtroppo, rimasta tale. Nessun atto concreto».

«L’agricoltura -ha rimarcato il presidente della Cia- è l’unico settore che, con la finanziaria 2010, subisce un aggravio fiscale e contributivo. Il testo approvato dal governo cancella, di fatto, le agevolazioni previdenziali per le imprese agricole che operano nelle aree svantaggiate. E ciò comporta un onere aggiuntivo per gli agricoltori di circa 200 milioni l’anno. Non solo. La manovra per il prossimo anno taglia anche le agevolazioni fiscali sulle accise del gasolio per le coltivazioni sotto serra, per l’acquisto e la rivalutazione dei terreni agricoli, con un onere di oltre 150 milioni l’anno».

«Il governo ha assicurato che, nel corso del dibattito parlamentare, la legge finanziaria potrà essere arricchita, tenendo conto dell’andamento dell’economia e del gettito fiscale. Non è accettabile questa tesi: nessun buon padre di famiglia -ha detto Politi- subordina spese dovute ad entrate incerte. Se la vera legge finanziaria sarà a novembre, che senso ha discuterne oggi, se non quello di mantenere alte le aspettative e la credibilità degli impegni? Meglio sarebbe discuterne a novembre, avendo chiare le risorse a disposizione».

«Molti settori, il manifatturiero soprattutto, hanno avuto sostegno dai provvedimenti anticrisi. Per l’agricoltura, invece, nulla. Per questa ragione -ha sottolineato il presidente della Cia- diciamo al governo, al presidente del Consiglio di mantenere gli impegni. Si deve rispettare la parola data. Attendiamo una risposta precisa e immediata. I produttori hanno bisogno di interventi certi e concreti. Il tempo degli annunci è finito».
«Sugli opprimenti costi in agricoltura pesa anche la burocrazia che -ha rimarcato Politi- costringe gli agricoltori a dedicare risorse finanziarie e costi indiretti per gli adempimenti amministrativi in molti casi inutili e ripetitivi. Non a caso, sulla semplificazione da tempo abbiamo avanzato le nostre proposte che sono state consegnate al ministro competente e al Parlamento. E proprio per quanto concerne il capitolo dei costi e della semplificazione sollecitiamo il ministro del Lavoro a dare seguito alle questioni ancora aperte e che sono quelle sostanzialmente contenute nell’avviso comune. In particolare in materia di costi del lavoro si ripropone con sempre maggiore forza la necessità di sostenere i produttori che contribuiscono all’occupazione incentivando le imprese che stabilizzano il lavoro e, quindi, che rinnovano i rapporti di lavoro a termine con garanzia minima occupazionale (101 o 180 giornate) e le imprese che aumentano le giornate dichiarate rispetto all’anno precedente».

«Altri fronti problematici per l’agricoltura sono rappresentati dal commercio mondiale dove continuano a registrare tensioni e difficoltà, e dalla grave caduta dei prezzi all’origine che sta investendo tutti i settori: cereali, frutta e ortaggi, vini, lattiero caseari, olio d’oliva. Occorre, di conseguenza, intervenire -ha sostenuto il presidente della Cia- in maniera mirata al fine di superare questioni che, se non risolte, possono avere effetti devastanti sul futuro del sistema imprenditoriale agricolo».
«Anche in agricoltura -ha detto Politi- sono necessarie riforme, da troppo tempo attese, che consentano al nostro sistema produttivo di abbattere le difficoltà ed essere parte attiva della ripresa economica del Paese. Dal 2004 abbiamo proposto la convocazione di una Conferenza nazionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, a parole condivisa, ma negata nei fatti. Allora pongo una domanda: pensa il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, che l’Italia abbia bisogno di una nuova politica agraria nazionale per costruire il rinascimento dell’agricoltura che tutti auspichiamo? Su questo interrogativo vorrei che si aprisse un confronto, perché anche una risposta negativa sarebbe rispettabile, salvo spiegarne i motivi. Una risposta positiva, comporterebbe comportamenti coerenti, cioè avviare rapidamente il lavoro organizzativo».
«Noi diciamo -ha rilevato il presidente della Cia- che una nuova politica agraria nazionale è necessaria proprio per superare i punti di debolezza della nostra agricoltura che ne rallentano lo sviluppo e per consolidare i punti di forza e conquistare maggiore competitività. E allora, senza pretesa di completezza, proviamo a disegnare alcune condizioni di questo nuovo rinascimento».

«Uno dei principali punti di debolezza della nostra agricoltura -ha rilevato Politi- è rappresentato dal malfunzionamento del mercato. La nostra proposta, che rivolgiamo innanzitutto al ministro Zaia, al legislatore nazionale, comunitario e regionale, alle organizzazioni rappresentative della filiera è definire un’agenda di lavoro che affronti tre precisi capitoli: il primo è l’attuazione dei decreti delegati sulla regolazione dei mercati; il secondo riguarda la revisione delle leggi sulle organizzazioni di produttori e l’interprofessione, per completarle e correggere gli errori che le hanno rese deboli ed inefficaci; il terzo, infine, è promuovere l’associazionismo e la contrattazione interprofessionale».
Soffermandosi sulla questione del nuovo federalismo fiscale, il presidente della Cia ha messo in risalto i possibili problemi per il settore primario. «C’è il rischio che crescano le difficoltà delle Regioni a trovare copertura finanziaria per lo sviluppo dell’agricoltura; sempre più le Regioni saranno chiamate ad agire in modo coordinato su programmi di rilevanza nazionale; sempre più necessaria sarà la nostra azione per sostenere gli interessi dell’agricoltura all’interno dei bilanci delle Regioni».
Per quanto riguarda la Politica agricola comune (Pac), Politi ha detto che «nel futuro dovrà essere meno burocratica e contribuire alla crescita dell’Europa, integrarsi con l’insieme delle politiche dell’Unione, a partire dalle politiche regionali, dare risposte alle sfide alimentare, ambientale e climatica».
Il presidente della Cia ha concluso sottolineando che occorre «porre l’agricoltura e le imprese al centro delle politiche agricole. Lo dice il G8 e lo sostiene, fin dall’inizio del suo mandato, il ministro Zaia. Bene. Condividiamo. Traduciamo questa affermazione in fatti».