3 maggio 2024
Aggiornato 14:00
L'inversione di marcia dell'economia potrebbe arrivare dal 2010

BCE: «Crescono i segnali positivi per la ripresa economica»

Francia e Germania nel II trimestre registrano crescita Pil

FRANCOFORTE - L'inversione di marcia dell'economia potrebbe arrivare dal 2010, con una stabilizzazione destinata, l'anno successivo, alla crescita. La previsione arriva dalla Banca Centrale Europea che esorta i paesi membri dell'Unione a intervenire sui bilanci pubblici per contenere il forte debito. Nel bollettino mensile, l'istituto centrale, parla di «crescenti segnali» che indicano che la «recessione globale è a un punto di svolta».

L'incertezza, tuttavia, resta alta, sottolineano a Francoforte, soprattutto a seguito degli effetti tardivi della crisi economica su alcuni settori come il mercato del lavoro. I primi segnali positivi arrivano da Francia e Germania, entrambe nel II trimestre dell'anno hanno registrato un pil in crescita.

La banca centrale europea si attende comunque che nell'eurozona «l'attività economica rimanga debole nella restante parte dell'anno». Nel 2010 «a una fase di stabilizzazione seguirebbe una graduale ripresa con tassi di crescita trimestrali di segno positivo». Una previsione che tiene conto di «effetti avversi ritardati» che si concretizzeranno nei prossimi mesi, come «l'ulteriore deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro».

Il consiglio direttivo della Bce avverte dell'«elevata incertezza« e della «perdurante variabilità» dei prossimi mesi, ma sottolinea che i rischi sono «bilanciati». Effetti positivi superiori al previsto sulla crescita potrebbero venire «dalle vaste misure di stimolo macroeconomico messe in atto e dagli altri interventi sul piano delle politiche». Inoltre «il clima di fiducia potrebbe migliorare più rapidamente rispetto alle aspettative correnti».

Rischi al ribasso invece potrebbero essere rappresentati da «interazioni negativa più intense o prolungate tra l'economia reale e le turbolenze finanzarie, nuovi rincari del petrolio e delle altre materie prime, maggiori spinte protezionistiche, condizioni del mercato del lavoro più favorevoli delle attese» e «una correzione disordinata degli squilibri internazionali«