4 maggio 2024
Aggiornato 15:00
Intervista Renata Polverini, segretario generale UGL su Quotidiano Nazionale

«No alle gabbie salariali per gli Statali»

Polverini: «Nodo già sciolto dalla riforma dei contratti. Premiare la produttività»

«TUTTO ASSURDO». Renata Polverini da giorni stronca l'ipotesi di reintrodurre le gabbie salariali in Italia e ora si stupisce per la proposta avanzata sul nostro giornale da Mario Baldassarri, presidente Pdl della commissione Finanze del Senato, di introdurre in alcuni settori pubblici salari differenziati con la contrattazione di secondo livello.

Lei è il segretario generale dell'Ugl, un sindacato vicino alla maggioranza di Governo, eppure è spesso critica. Perché?
«Nel pubblico impiego già ci sono due livelli contrattuali. Ci sono cioè i vari contratti nazionali (enti locali, sanità, ministeri e via dicendo) più la trattativa sul cosiddetto salario accessorio, che è di fatto il secondo livello. Non solo. Quel poco che si poteva fare di più è già stato fatto: il ministro della Funzione pubblica Brunetta, in qualità di datore di lavoro, ha firmato assieme a noi lo stesso testo di accordo che abbiamo sottoscritto con la Confindustria sulla riforma contrattuale. Quindi i meccanismi che porteranno salari diversificati in base ai livelli di produttività ci sono già anche nel pubblico impiego. Il problema di questi giorni è un altro».

Quale?
«Si sta parlando troppo su temi che sono molto complessi e che sono sempre stati di competenza delle parti sociali. Tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivare a modificare il modello contrattuale rischia di essere vanificata. Ogni intervento sulle gabbie o su questioni più tecniche va a distruggere l'accordo che abbiamo appena sottoscritto. Da anni in questo Paese si auspica che vengano premiati i livelli di produttività. Anche perché questo funziona da stimolo sia per le imprese sia per i lavoratori. Finalmente abbiamo raggiunto l'obiettivo e ricominciamo da capo».

C'è comunque uno studio della Banca d'Italia che ripropone il problema del differente costo della vita tra Nord e Sud.
 «Sì, ma i salari sono più alti al Nord. I salari sono anche differenti tra uomini e donne, tra giovani e anziani. La Banca d'Italia prende poi in considerazione voci che sono di primaria importanza, ma non sono le uniche. Non dice cosa significhi per una famiglia del Sud non avere la disponibiltià di un asilo nido. O cosa significhi avere treni che impiegano tre ore per fare lo stesso percorso che al Nord si fa in un'ora sola. Certo che gli affitti sono molto più cari a Milano che a Messina, ma poi c'è tutto il resto».

Epifani propone che imprese, sindacati ed enti locali trovino assieme una soluzione al maggior costo delle case in alcune zone. E' d'accordo?
«Al di là degli accordi, l'unica cosa che fa abbassare i prezzi è la disponibilità di case. Va rimessa in moto l'edilizia popolare. Le risorse messe finora a disposizione dal Governo rappresentano solo un piccolo passo».

di Olivia Posani