5 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Difesa del Made in Italy

Coldiretti: «Servito a Montecitorio formaggio senza latte»

Dalle frontiere in piazza concentrato di pomodoro cinese, prosciutto tedesco e cagliata lituana

ROMA - «Formaggio senza latte» è stato preparato con tanto di caldaia e servito a Roma in Piazza Montecitorio dagli allevatori della Coldiretti, guidati dal Presidente Sergio Marini ed impegnati nella mobilitazione a difesa del Made in Italy dalle stalle alla tavola, per l’indicazione obbligatoria della provenienza in etichetta ma anche per vietare l'uso di caseine, caseinati e proteine concentrate del latte nella preparazione dei formaggi. L’uso delle polveri invece del latte è un rischio concreto dopo che - riferisce la Coldiretti - la Commissione Europea ha dato il via libera a partire dal primo gennaio 2009 all’incorporazione fino al 10 per cento di caseina e caseinati nel formaggio, al posto del latte.

«Il formaggio si fa con il latte e non con le polveri» hanno gridato gli allevatori che chiedono anche di rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta dell'origine territoriale del latte a lunga conservazione e di quello impiegato per le produzioni casearie e di rendere pubblici i dati relativi alle ditte di destinazione delle importazioni di latte dall'estero attraverso internet. Circa la metà delle mozzarelle sono fatte - denuncia la Coldiretti - con latte estero e circa un quarto addirittura con le cagliate straniere. Una battaglia per la trasparenza che - sottolinea la Coldiretti - si è estesa a tutti i prodotti, dalla carne al grano, dalla frutta all’olio fino al vino e che ha già impegnato per tre giorni oltre centomila agricoltori che hanno presidiato valichi di frontiera, porti, stabilimenti industriali e catene della grande distribuzione.

L’azione di mobilitazione ha permesso di fare allarmanti scoperte di cibi avariati, triangolazioni commerciali poco chiare ed intenso commercio di sottoprodotti che conferma la necessità di intensificare i controlli per garantire la sicurezza alimentare dei cittadini. Ingiustificabili sono le maglie larghe della legislazione che permettono a molti prodotti, passata la frontiera, di diventare magicamente italiani per la mancanza dell’obbligo di indicare la provenienza in etichetta. Di fronte al Parlamento è stato portato dalla Coldiretti un fusto di concentrato di pomodoro di oltre 200 chili sbarcato al porto di Napoli destinato ad essere rilavorato e confezionato come italiano ma anche un coscio di prosciutto crudo proveniente dalla Germania pronto per essere stagionato e diventare Made in Italy, magari con l’indicazione ingannevole di prosciutto di montagna. In Italia - precisa la Coldiretti - sono stati importati in un anno 130 milioni di chili di concentrato cinese, pari al 20 per cento della produzione di pomodoro fresco nazionale, destinato ad essere rilavorato e venduto come italiano, mentre dall’estero sono arrivate 56 milioni di cosce di maiali per essere stagionate in Italia e diventare prosciutti «nostrani».

Particolarmente ricca la gamma di sottoprodotti e semilavorati industriali del latte che varcano la frontiera e vengono utilizzati per formaggi e mozzarelle venduti come italiani, dalla cagliata lituana alla polvere di latte della Nuova Zelanda. In Italia secondo i dati snocciolati dal presidente della Coldiretti Sergio Marini «in un anno sono arrivati ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori». A rischio - sostiene Marini - ci sono 43 mila stalle, quasi 200 mila occupati e oltre 22 miliardi di euro di valore generato dalla filiera nel settore lattiero caseario che rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano. L’obbligo dell’indicazione della provenienza in etichetta - sostiene Marini - deve essere esteso a partire dal latte e dai sui derivati a tutti i prodotti alimentari. La nostra - conclude Marini - è una legittima reazione a quelli che rappresentano i due furti ai quali è sottoposta giornalmente la nostra agricoltura che subisce da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come Italiano, e dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli a causa di uno strapotere contrattuale da parte dei nuovi forti della filiera agroalimentare.«Chi acquista ha il diritto di sapere se quello che compra è veramente fatto in Italia», «Piu’ trasparenza con l'etichettatura di origine obbligatoria», «Stop a speculazioni: giusto prezzo per produttori e consumatori»: questi alcuni degli slogan che si leggono sui manifesti e sui cartelloni issati dai manifestanti della Coldiretti in piazza Montecitorioo