Sindaci nord Sardegna contro l'Eni: ci dimetteremo
Chieste dimissioni di Cappellacci, sindacati sul piede di guerra
CAGLIARI - «Se non sarà revocato il provvedimento di chiusura del polo petrolchimico di Porto Torres, ci dimetteremo in massa». Lo ha detto la presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, insieme a Pietro Ganau, Marco Tedde e Luciano Mura, sindaci rispettivamente di Sassari, Alghero e Porto Torres.
L'annuncio è stato dato al termine riunione del Comitato per l'Area di crisi industriale, convocata dal presidente della provincia Giudici per fare il punto sulla vertenza Eni. «Chiederemo le dimissioni anche degli altri sindaci - ha detto Alessandra Giudici - dei consiglieri regionali e dello stesso Cappellacci».
Critico nei confronti dell'Eni anche il sindaco di Alghero, Marco Tedde: «L'Eni - ha spiegato il primo cittadino algherese - per 20 anni ha avuto finanziamenti a tassi agevolati per migliaia di miliardi, ha consumato il territorio, ha fatto enormi profitti ed oggi va via, insalutato ospite, e noi non ci stiamo».
Sul piede di guerra anche i sindacati confederali che attendono la riunione convocata per domani a Roma e che vedrà protagonisti il ministro Claudio Scajola e l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni. Cgil,Cisl e Uil confermano che l'agitazione, culminata con lo sciopero del 10 luglio scorso e le manifestazioni degli operai di Porto Torre, continuerà ad oltranza finché non sarà trovata soluzione. «Dal 1991 ad oggi il settore petrolchimico ha perso 12mila posti di lavoro - ha detto segretario regionale della Cisl, Mario Medde - siamo di fronte a processo di desertificazione industriale e sociale che va arrestato al più presto».
E se Francesca Ticca (Uil) chiede «un abito nuovo per la Sardegna», il segretario della Cgil, Enzo Costa auspica che il ritiro del provvedimento su Porto Torres sia l'inizio del percorso per dare slancio all'economia sarda.
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