29 aprile 2024
Aggiornato 14:30
PENSIONI

Polverini: «Evitare allarmismi su procedura infrazione UE»

«Aumento età donne non è questione prioritaria»

ROMA - «Occorre evitare eccessivi allarmismi sulla procedura di infrazione della Ue sull’età pensionabile delle donne».
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, ricordando come «l’Italia è incorsa in altre procedure simili in passato, ad esempio nel caso dei congedi parentali. Ci aspettiamo che, prima di rispondere alla Ue, il governo consulti le organizzazioni sindacali per evitare decisioni unilaterali che non aiuterebbero le donne».

«L’aumento dell’età pensionabile delle donne, oltre a non risolvere i problemi delle lavoratrici, non è una questione prioritaria. Non c'è ragione per accelerare l’adeguamento se non quella di essere solerti nei confronti dell’Europa, anche perché come dimostrano i recenti dati Inps sulle pensioni di anzianità l’uscita dal lavoro avviene già più tardi rispetto alle scadenze di legge e spesso sono proprio le donne a scegliere di rimanere qualche anno in più al lavoro. Questo accade perché la maternità le allontana dal lavoro e le induce ad avvalersi di orari ridotti, come il part time, che si traducono in contributi previdenziali minori e pensioni più basse. Per aiutare le donne occorre agire a monte dei problemi legati a scarse politiche di sostegno alla famiglia, difficoltà ad entrare e permanere nel mercato del lavoro, a salari inferiori a quelli degli uomini. Su queste problematiche si dovrebbe piuttosto intervenire per sanare le discriminazioni nei confronti delle donne lasciandole libere di scegliere se andare in pensione più tardi o meno, anche introducendo, come l’Ugl chiede, un bonus in termini previdenziali per i periodi di maternità durante l’età lavorativa, e riconoscendo il valore altamente sociale della maternità, come peraltro indicato in passato dall’Europa, facendola gravare sulla fiscalità generale. Si tratterebbe di interventi più importanti».

«Aumentare l’età pensionabile – conclude – in assenza di una rete di servizi e di politiche anche fiscali a sostegno della famiglia significa solo penalizzare ulteriormente le donne».