27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Consumi alimentari

Coldiretti: invasione frutta straniera +22%. SOS etichetta

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo trimestre del 2009

ROMA - Le importazioni di frutta straniera in Italia sono aumentate del 22 per cento con il rischio concreto che venga spacciato come Made in Italy prodotto importato da migliaia di chilometri di distanza perché molto spesso sugli scaffali mancano le etichette ed i cartellini con l’indicazione di provenienza. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo trimestre del 2009 che evidenziano una vera «invasione» dall’estero nonostante la grande varietà e qualità della produzione nostrana.

Il rischio - sottolinea la Coldiretti - è di acquistare le pere argentine ammantate di tricolore, l’uva da tavola coltivata all’ombra dei trulli sudafricani o ciliegie italiane provenienti in realtà dalla Spagna, paese da cui vengono «rinazionalizzate» anche albicocche, arance, limoni «Amalfi» e pesche. La Coldiretti ha recentemente presentato un esposto all’antitrust nei confronti della pubblicità di una nota catena di supermercati che nell’offerta promuoveva a prezzo vantaggioso pesche gialle dichiarate «italiane» che erano in realtà spagnole.

Di frutta e verdura fresche le famiglie italiane ne hanno consumato 2,7 milioni di tonnellate (+ +0,6 percento sul 2008), spendendo 4,3 miliardi di euro nel primo quadrimestre secondo el analisi GFK- Eurisko. In questa fase stagionale occorre - sostiene la Coldiretti - intensificare i controlli sui banconi dell’ortofrutta per il rispetto del decreto legislativo 306/02 che definisce le sanzioni per chi non rispetta l'obbligo di indicare in etichetta le informazioni relative all'origine, alla categoria, alla varietà, nonché al prezzo della frutta e verdura messe in vendita sia nel caso di prodotti confezionati che in quelli venduti sfusi, per i quali possono essere utilizzati appositi cartelli o lavagnette.

La mancanza delle etichette con l'indicazione dell'origine impedisce - sostiene la Coldiretti - di fare scelte consapevoli e di capire quali prodotti sono di stagione nel nostro Paese e quale è quindi il momento migliore per acquistare le pesche, i kiwi o l’uva, che evidentemente non sono presenti in Italia dodici mesi all'anno. Acquistare Made in Italy significa - precisa la Coldiretti - garantirsi prodotti da primato a livello internazionale sul piano della sicurezza alimentare considerato che secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute sono risultati irregolari meno dell’uno per cento dei campioni di frutta, verdura, cereali, olio e vino esaminati per la presenza di residui chimici. Un contributo anche alla salvezza dell’ambiente poiché è stato ad esempio calcolato che - continua la Coldiretti - un chilo di prugne dal Cile devono volare 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 chili di anidride carbonica, mentre l'uva dal Peru' percorre quasi 11mila chilometri con un consumo di 6,5 chili di petrolio e l'emissione di 20,2 chili di anidride carbonica.

E per non cadere nella trappola del falso Made in Italy e ottimizzare gli acquisti, la Coldiretti ha messo a punto un vademecum che invita a verificare sempre la presenza dell'etichetta di provenienza, prediligere le varietà di stagione coltivate in serra o in pieno campo che presentano le migliori caratteristiche qualitative e il prezzo più conveniente; preferire le produzioni e le varietà locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza; privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori, nei mercati rionali e di Paese e nei punti vendita specializzati della grande distribuzione dove è possibile fare buoni affari ed è più facile individuare l'origine e la genuinità dei prodotti; scegliere gli ortaggi e la frutta con il giusto grado di maturazione, quando sono esaltate le caratteristiche organolettiche e nutrizionali; optare per acquisti ridotti e ripetuti per garantirsi sempre l'elevato grado di freschezza; privilegiare il consumo di verdure crude perché con la cottura si perde parte di acqua, sali minerali e vitamine.