Vini rosati: vittoria della tradizione e della qualità dei produttori italiani
La Cia commenta positivamente la decisione del Comitato di gestione Ue che non consente la semplice miscela di bianchi e di rossi
ROMA - «E una vittoria della tradizione, della qualità e del saper fare dei nostri produttori». Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori ha commentato quanto scaturito dalla riunione del Comitato di gestione vino Ue che, oggi, ha espresso il suo parere favorevole alla proposta di Regolamento sulle pratiche enologiche, nella versione in cui non viene consentito di ottenere vini rosati dalla semplice miscela di bianchi e rossi.
Il nuovo regolamento, che entrerà in vigore dal prossimo primo di agosto, permetterà, quindi, di tutelare adeguatamente i vini rosati «tradizionali» per i quali la Cia si era battuta con la massima decisione, respingendo l’iniziale proposta di autorizzare, appunto, le miscele di vini bianchi e rossi per produrre un «finto rosato».
Il metodo «tradizionale» -rileva la Cia- sottintende, infatti, come pratica enologica un raffinato processo produttivo, ovvero una particolare e delicata vinificazione delle uve. Il fatto che le imprese che, secondo la iniziale proposta di Bruxelles, avrebbero scelto la via naturale per la produzione di rosato potevano volontariamente indicarlo in etichetta con la scritta «vino rosato tradizionale», risultava del tutto insufficiente per tutelare il mercato dalla concorrenza sleale.
Con decisione del Comitato di gestione vino Ue , è stato così evitato che -afferma la Cia- venisse messo in vendita un vino rosato ottenuto dal miscuglio di vino bianco e rosso, invece della tradizionale vinificazione. In pratica, in questo modo si legalizzava una pratica che consentiva di chiamare con lo stesso nome prodotti completamente diversi, ingannando sia i consumatori che i produttori, soprattutto quelli italiani, che da sempre sono impegnati nella valorizzazione della qualità.