18 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Sicurezza alimentare

Cucina molecolare: gli additivi chimici possono nuocere alla salute?

Federconsumatori ed Adusbef auspicano chiarezza

ROMA - Il sequestro odierno effettuato dai Carabinieri dei NAS, che hanno sottratto al consumo oltre 600 confezioni di additivi e prodotti similari destinati all'impiego come ingredienti in preparazioni alimentari nell'ambito della cosiddetta «cucina molecolare» o «cucina chimica», riguardanti 15 diverse tipologie di tali prodotti di provenienza estera, evidenziando irregolarità amministrative in materia di etichettatura e di indicazioni obbligatorie di legge previste per gli additivi destinati all'alimentazione umana, desta allarme e preoccupazione nell’ambito delle possibili adulterazioni.

Che bisogno c’è di ricorrere alla cosiddetta «gastronomia molecolare», mediante nuove modalità tecniche di preparazione, cottura, abbinamento e presentazione dei cibi come il congelamento attraverso l'azoto liquido, l'uso alimentare del tabacco, la «frittura» nello zucchero, l'uso del vuoto spinto per la preparazione di mousse e meringhe, in un Paese come l’Italia, ricco di prodotti alimentari di altissima qualità e genuinità invidiabili?

Federconsumatori ed Adusbef, preoccupate che queste sperimentazioni abbiano avuto come cavie gli inconsapevoli consumatori, sono certe che l'intervento odierno dei Carabinieri del nucleo antisofisticazioni, esteso su 98 obiettivi destinatari ed intermediari della commercializzazione di tali prodotti (individuati tra ristoranti, alberghi, servizi di ristorazione a bordo di navi turistiche, nonché aziende di importazione e distribuzione) possa fare chiarezza su tecniche probabilmente nocive alla salute dei cittadini.

Il giornalismo di inchiesta di Striscia la Notizia ribattezzato «Fornelli polemici», un filone iniziato con la testimonianza di un giornalista tedesco, Jorg Zipprick che, il 20 aprile 2009, denunciava l'utilizzo di additivi chimici all'interno dei piatti serviti nei ristornati che abbracciano la cucina molecolare con l'additivo chimico spacciato come prodotto assolutamente naturale, la mancanza di date di scadenza e di etichettature dei prodotti, ha squarciato il velo di una moda che potrebbe mettere a repentaglio la salute dei consumatori.