20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La Cia commenta i dati contenuti nel Rapporto Istat sulla situazione del Paese

La crisi fa cambiare le abitudini a tavola a 6 famiglie su 10

Nel 2008 stagnanti i consumi alimentari, ma al Sud si segnala una chiara diminuzione. In aumento le vendite negli hard-discount

ROMA - La crisi e la minore disponibilità economica hanno cambiato i piatti in tavola per le famiglie italiane: nel 2008 il 60 per cento ha modificato il menù; il 35 per cento ha limitato gli acquisti; il 34 per cento ha optato per prodotti di qualità inferiore. I consumi, in generale, hanno continuato a ristagnare, mentre nelle meridionali si è avuta una flessione superiore al 3 per cento. Nonostante le difficoltà, la spesa alimentare mensile (482 euro), in termini monetari, è cresciuta, sempre nello scorso anno, del 2,5 per cento. E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori in relazione al 17° Rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese.

Nel contesto dei «tagli» alimentari, si riscontra che il 40,2 per cento delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e verdura, il 36 per cento quelli di pane e il 39,5 per cento quelli di carne bovina.
Nella ripartizione geografica, si nota che al Nord il 32 per cento delle famiglie ha limitato gli acquisti (il 39 per cento ha ridotto le «voci» pane e pesce). Al Centro la percentuale di chi ha dato un colpo di forbice ai consumi sale al 36 per cento (il 37 per cento ha ridotto il pane, il 48 per cento il pesce, il 43 per cento la carne bovina); mentre nelle regioni meridionali si arriva al 50 per cento (il 38 per cento ha ridotto il pane e il 56 per cento la carne bovina).

Per quanto concerne la scelta di prodotti di qualità inferiore, l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha riguardato il pane per il 40,2 per cento, la carne bovina per il 46,2 per cento, la frutta per il 44,5 per cento, gli ortaggi per il 39,7 per cento, i salumi per il 32,5 per cento.

Nel 2008 la spesa alimentare ha rappresentato, in media, il 18,8 per cento di quella totale ed è -rileva la Cia- così ripartita: 3,2 per cento pane e cereali, 4,3 per cento carne, 1,7 per cento pesce, 2,5 per cento latte, formaggi e uova, 0,7 per cento oli e grassi, 3,4 per cento frutta, ortaggi e patate, 1,3 per cento zucchero, caffé e altri, 1,7 per cento bevande.

Nello scorso anno è aumentata la percentuale di famiglie che ha acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount (dal 9,7 del 2007 al 10,2 per cento). Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 68,2 per cento (specialmente nel Centro-Nord con il 73 per cento).