Blitz Greenpeace a Scanzano Jonico: chiudere i pozzi
Sito scelto come deposito nucleare trasformato in un parco giochi
MATERA - Lo slogan è «non giochiamo con il futuro dei nostri figli»: con questo intento Greenpeace ha fatto un blitz nel sito di Scanzano Ionico, candidato ad accogliere scorie nucleari, per trasformarlo in un parco giochi. Durante la notte gli attivisti di Greenpeace hanno trasformato il sito della Basilicata in un parco per bambini, per «ricordare al ministro Prestigiacomo e al governo che le scelte irresponsabili di questa classe politica stanno ipotecando il futuro dei nostri figli».
Greenpeace denuncia la «frenesia ideologica» che guida la riapertura del nucleare nel nostro Paese: il governo Berlusconi, denuncia l'associazione, «propone al Parlamento una strategia di stampo «sovietico», basata su un approccio autoritario alle scelte di localizzazione, in spregio delle direttive europee e delle prassi internazionali. Tanto le normative già in vigore quanto quelle in discussione (il DDL 1195) introducono elementi di militarizzazione nella gestione delle scorie e nella localizzazione dei siti, minimizzando le garanzie del sistema di controllo di sicurezza».
Il tentativo del 2003 di portare le scorie italiane a Scanzano Jonico - informa ancora Greenpeace - verrà ripetuto, ma con un quadro normativo rafforzato. L'associazione chiede invece «che il sito di Scanzano Jonico venga ripristinato così com'era prima della proposta di deposito, eliminando ogni minaccia sul futuro ambientale e socioeconomico della Basilicata. La direzione è quella tracciata da Barack Obama. Proprio poche settimane fa, infatti, il presidente Usa ha fermato il programma del deposito di Yucca Mountain, in Nevada, unico progetto esistente di deposito geologico, dove in venti anni sono stati spesi 8 miliardi di dollari circa senza aver risolto i numerosi problemi».
Greenpeace chiede la chiusura definitiva dei pozzi di Scanzano Jonico, come richiesto dagli enti locali e dalla Regione Basilicata, e di abbandonare definitivamente la stagione della gestione 'militare' del nucleare. «È necessaria - dicono - l'apertura di una discussione democratica e partecipata sul futuro energetico dell'Italia. Gli obiettivi per le fonti rinnovabili ed efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare del governo e occuperebbero almeno 200 mila persone, dieci-quindici volte l'occupazione indotta dal nucleare».
Secondo Greenpeace dopo sessant'anni di ricerca, tutti i problemi del nucleare rimangono ancora irrisolti: dalla gestione delle scorie alla sicurezza degli impianti, dalla limitatezza delle risorse di uranio agli altissimi costi di costruzione. «Un ritorno dell'Italia al nucleare -denuncia Greenpeace - non servirà neppure per tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 20% al 2020, in quanto i reattori non entrerebbero in funzione prima di quella data».
«La politica energetica dell'Italia va nella direzione opposta rispetto agli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti rinnovabili - afferma Francesco Tedesco, responsabile delle campagna Energia e Clima di Greenpeace - assistiamo infatti al ritorno a scelte sporche e pericolose, come carbone e nucleare».
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