28 agosto 2025
Aggiornato 10:00

G8 agricolo, Coldiretti a Financial Times: falso Parma non è cavillo

Marini: «Liberalizzazione senza regole e OGM sono un modello che ha già fallito»

TORINO - La difesa dell’identità territoriale dei prodotti alimentari come il prosciutto di Parma non è un cavillo per un Paese come l’Italia che ha il triste primato delle produzioni più imitate nel mondo dove due prodotti alimentari su tre che si richiamano al Made in Italy non sono stati realizzati in Italia. E’ quanto ha affermato la Coldiretti nel commentare l’editoriale del Financial Times dedicato al vertice del G8 agricolo che si svolge a Cison di Valmarino nel quale si sostiene tra l’altro che «non ci si dovrebbe perdere in cavilli circa l'etichettatura del prosciutto di Parma».

«La difesa dell’identità territoriale delle produzioni è una necessità per combattere l'omologazione degli alimenti, delle culture, dei saperi e la delocalizzazione delle attività produttive e dare opportunità economica, dignità e sviluppo a tutti i Paesi del mondo»- ha sottolineato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel precisare che «si tratta di una risposta democratica al bisogno di ogni popolo, che si impegna nel rispetto dei diritti e nella salvaguardia delle proprie specificità, di far riconoscere sui mercati internazionali i propri prodotti locali valorizzando il territorio». La falsificazione del Made in Italy a tavola genera nel mondo secondo la Coldiretti un fatturato che supera i 50 miliardi di euro con un danno economico e di immagine provocato dalla pirateria agroalimentare che utilizza infatti impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano al nostro Paese per alimenti che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva e culinaria nazionale.

Dal Financial Times viene anche un invito a non ostacolare la diffusione di alimenti geneticamente modificati (OGM) che per il presidente della Coldiretti Sergio Marini «non solo non hanno risolto il problema della fame, ma hanno anche aggravato la dipendenza economica dall'estero di molti Paesi in via di Sviluppo». E l'Italia con i primati conquistati qualitativi e nella sicurezza alimentare nell'agroalimentare ha peraltro una ragione in più per rispettare il principio della precauzione nei confronti dei consumatori che nel 72 per cento dei casi ritengono - sottolinea la Coldiretti - che i cibi con organismi geneticamente modificati sono meno salutari di quelli tradizionali, secondo l’ultima indagine Coldiretti/Swg.

Dall’editoriale del prestigioso quotidiano economico - ha sostenuto Marini - viene proposto un modello di sviluppo fondato sulla liberalizzazione senza regole che ha già fatto abbastanza danni nella finanza internazionale e che ci auguriamo venga risparmiato all’agricoltura. La crisi alimentare, secondo Marini, non si risolve con i prezzi all'origine non remunerativi per i produttori perche' questi non consentono all'agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi.

Occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali per sfuggire all'omologazione, che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall'estero. Alle agricolture di tutto il mondo - ha concluso Marini - devono essere garantiti credito e investimenti adeguati se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose, occorre garantire trasparenza e informazione ai consumatori, come evidenziato nel documento elaborato al G8 Farmers meeting che si è svolto a Roma su invito della Coldiretti.