28 aprile 2024
Aggiornato 19:30

Veneto: No alla dismissione delle case popolari

Il Sicet si dichiara contrario alla vendita di 42 mila alloggi pubblici

VENEZIA - Il piano di dismissione dell’intero patrimonio di edilizia pubblica annunciato dalla Regione Veneto qualche giorno fa trova il fermo no da parte del sindacato degli inquilini della Cisl: il Sicet del Veneto.
Se ne fa interprete il segretario Antonio Ceron: - vendere circa 42.000 alloggi, cioè la totalità degli appartamenti in cui vivono altrettante famiglie a basso reddito per il 30% costituite da pensionati anziani ultra sessantacinquenni, significa raddoppiare le difficoltà delle famiglie rispetto alla casa -.

La prima- spiega Ceron – è quella che riguarda direttamente le famiglie che oggi vivono in questi alloggi. Quelli che potevano comprarselo lo hanno già fatto negli anni scorsi, quando si è cominciato, con la legge 560 del 1993, a vendere agli inquilini l’immobile. Ora sono rimaste le situazioni più deboli che non erano e non sono in condizioni, anche per l’impegno economico, di acquistarsi l’appartamento e diventarne proprietari. La seconda è che il Veneto ha bisogno di abitazioni a basso canone, con un affitto commisurato al reddito. Vendere il patrimonio non è la risposta adeguata a queste necessità, anzi, nel tempo riduce la disponibilità derivante dal turn-over degli inquilini- .

Per il Sicet l’idea, presente nel piano regionale, di rendere obbligatorio l’acquisto da parte degli inquilini, minacciando di cedere a terzi la nuda proprietà, viola anche la libertà delle persone. Così come potrebbe essere illegittima la cessione a terzi degli immobili costruiti con i fondi solidaristici dei lavoratori dipendenti, la famosa la trattenuta GESCAL; terzi che potrebbero non avere i requisiti previsti dalla legge per diventare proprietari degli alloggi sociali e che successivamente potrebbero speculare sull’operazione (in pratica quello che è già accaduto con la vendita degli immobili degli enti previdenziali accaparrati dalle Agenzia Immobiliari). Infine discriminatorio sarebbe praticare per la vendita dello stesso alloggio, prezzi differenti, determinati sulla base del canone di locazione corrisposto.

Questa dismissione annunciata -commenta Cerona - si inquadra in un disegno complessivo di cancellazione dell’edilizia pubblica, rendendo inutili gli attuali enti gestori: le ATER che, in Veneto, sono strumenti avanzati nell’attività dell’edilizia pubblica e che a differenza di altre regioni svolgono il loro compito efficacemente e con i bilanci in ordine. Tutta questa manovra parte dalle indicazioni presenti nel Piano Casa delineato nella cosiddetta manovra economica d’estate (art. 11 e 13 della legge 133 del 2008) che vuole incentivare la privatizzazione della politica abitativa del Paese.

Conclude il segretario del Sicet Veneto:- nella nostra regione, dove sempre più molte famiglie in difficoltà economica non riescono a pagare l’affitto o il mutuo, servirebbe da subito una offerta aggiuntiva di almeno altri 10.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica .-.