18 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Presentata l’Anteprima alla Relazione sulla situazione economica regionale

Il Veneto decelera: nel 2008 il PIL è sceso dello 0,5%

Federico Tessari: «Teniamo più delle altre regioni, l’export potrebbe riservare piacevoli sorprese»

VENEZIA – Il rallentamento dell’economia mondiale non ha risparmiato neppure il Veneto: nel 2008 la flessione del Pil regionale è stata dello 0,5% rispetto al 2007. Il tasso di variazione è lievemente migliore a quello di Lombardia, Piemonte e Trentino Alto Adige (-0,6%) e di poco inferiore a quello di Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna (-0,4%). Federico Tessari, presidente di Unioncamere del Veneto, ha presentato l’Anteprima alla Relazione sulla situazione economica, giunta alla sua decima edizione, tracciando un quadro aggiornato dell’economia regionale nel 2008 e le previsioni per il 2009. 

Condizionato dalla crisi del mercato immobiliare e finanziario statunitense, il 2008 è stato un anno di rallentamento per tutta l’economia globale. Il Pil mondiale è cresciuto del 3,4%, mentre l’Eurozona ha registrato una variazione del +1%, frenata dalle condizioni creditizie e dalla contrazione dei consumi e degli investimenti. Anche l’Italia ha risentito della flessione congiunturale: nel 2008 il Pil è diminuito del -1%, peggior calo dal 1975, quando si era registrata una flessione pari a -2,1%. L’Italia si colloca in coda ai principali Paesi europei, con un -3,2% nell’industria e un -1,2% nelle costruzioni. Tiene l’agricoltura (+2,4%) ma l’occupazione, in termini di unità di lavoro, è rimasta stabile (-0,1%).

La contrazione del Pil regionale è stata determinata dal rallentamento della domanda interna (-0,2%), ascrivibile alla debolezza dei consumi (-0,1% contro il +1,9% del 2007) e alla flessione degli investimenti (-1,4% contro il +1,2% del 2007). Per quanto riguarda la formazione del valore aggiunto, pesano gli andamenti negativi delle costruzioni (-2,6%) e del manifatturiero (-2,1%). Positiva l’agricoltura (+3,1%), meno marcato l’apporto dei servizi (+0,3%).

In decelerazione la dinamica degli scambi con l’estero: nel 2008 l’export regionale è cresciuto del +1,1% (51,1 miliardi di euro) con un rallentamento rispetto al +13,9% del 2006 e al +9,2% del 2007. Ciononostante, la dinamica stimata da Unioncamere del Veneto per il 2008 è migliore di quella pubblicata dall’Istat (-4,6%) e coerente con quella registrata nei primi nove mesi dell’anno.

Calano di oltre 3mila unità le imprese registrate, che si attestano a 509.377, meno 0,6% su base annua. Sul fronte occupazione, le ore autorizzate di Cig sono state 15,5 milioni, pari a 9mila posti di lavoro, in aumento del 44,8% sul 2007 (+72,2% Cig ordinaria, +28,6% straordinaria). Le imprese che nel 2008 hanno annunciato l’apertura di una procedura di crisi sono state 335; oltre 6.700 i lavoratori potenzialmente interessati da provvedimenti di licenziamento e messa in mobilità.

ANALISI SETTORIALE

Nel 2008 la produzione industriale ha evidenziato flessioni in tutti i trimestri dell’anno, registrando una variazione media annua inferiore al -3%. In rallentamento anche il mercato delle costruzioni, che ha mostrato un -0,7% per quanto riguarda il valore della produzione e un -1,5% sul versante degli investimenti. Rilevante anche la diminuzione del fatturato nelle imprese artigiane e nella piccola industria, che decresce del -1,4%, ascrivibile più al settore edilizia (-2,2%) che manifatturiero (-1,2%). Anche il terziario ha sofferto la crisi congiunturale: spicca la performance negativa del settore turistico (-4,1% il fatturato, -1,7% l’occupazione) e dei trasporti (-0,8% il fatturato, -2,8% l’occupazione). Trend favorevole dei servizi formativi, sanitari, e sociali privati che hanno chiuso il 2008 con un +4% del fatturato e un +3,3% dell’occupazione. Bene anche i settori dell’informatica e telecomunicazione (+2% di fatturato e +1,2% occupazione) e dei servizi di ricerca e sviluppo, pubblicità, studi professionali e consulenza (+2% fatturato e +3,4% occupazione).

Il commercio al dettaglio ha registrato un calo delle vendite dell’1,3%, dovuto soprattutto alla componente «no food» (-2%), mentre l’alimentare si mantiene stabile. Brusca flessione nel mercato dell’auto: nel 2008 le immatricolazioni hanno registrato un calo del 16,7% rispetto all’anno precedente. Sul fronte del turismo gli arrivi sono diminuiti dello 0,2%, pari a 23mila unità, attestandosi a 14,1 milioni di turisti. Ancor più sensibile il calo delle presenze, pari a -0,9% attestandosi a 60,6 milioni contro i 61,5 milioni del 2007. Nel 2008 si è interrotta anche la fase positiva del settore trasporti: dagli aeroporti veneti sono transitati 12 milioni di passeggeri (-1,1% sul 2007) e 46,7mila tonnellate di merci (-7,6%). Il traffico del porto di Venezia si è mantenuto costante attorno ai 30 milioni di tonnellate (0,1% sul 2007), mentre i passeggeri sono aumentati del 14,5%, per un totale di 1,7 milioni.

Le previsioni per il 2009 non sono incoraggianti, seppur in linea col resto del Paese. Secondo le stime più recenti il Veneto registrerà una contrazione del Pil del -2,2%, come nella media del Nord-Est. Nel 2009, lo scenario di previsione vede tutte le regioni nordestine appaiate per tasso di sviluppo, davanti a Lombardia e Toscana (-2,3%) e Piemonte (-2,5%).

«Le disastrose tensioni finanziarie non sono imputabili alle nostre imprese, né al nostro sistema creditizio, ma tutti ne sopportiamo le conseguenze economiche – commenta Federico Tessari, presidente Unioncamere del Veneto –. Il nostro territorio ha retto meglio che altrove, le flessioni nel Veneto sono state lievemente più contenute e così pure i due indicatori fondamentali della nostra economia: Pil e commercio estero che, tra l’altro, contengono dati provvisori che poi solitamente si traducono in risultati definitivi maggiori. Le esportazioni del 2007, di fronte alla registrazione provvisoria di un incremento del 2,7% e di una nostra stima prudenziale del 7%, hanno evidenziato un’espansione del 9,2%. Poiché il commercio mondiale nel 2007 è cresciuto del 5,7%, due anni fa abbiamo guadagnato preziose quote di mercato internazionale. Sul fronte finanziario, una stagnazione comporta effetti economici negativi e un calo dell’attività aziendale richiede maggior fabbisogno di credito, talvolta non soddisfatto dal sistema bancario. Secondo un’indagine Unioncamere del Veneto, nel periodo luglio-dicembre 2008 un’impresa su quattro ha rilevato un inasprimento delle condizioni complessive di indebitamento. Il nostro sistema produttivo deve rafforzare la propria posizione strutturale e puntare, più di prima, su istruzione, ricerca e innovazione. In ogni periodo congiunturale, soprattutto nella crisi, questi fattori di produttività e competitività sono decisivi non solo per superare la crisi stessa, ma soprattutto per essere pronti, per primi, a cogliere le opportunità di business non appena si presentino. La crisi finirà, forse prima di quanto non ci si aspetti. La ripresa potrà essere lenta, magari non raggiungeremo le performance di qualche anno fa, ma la crescita, magari con un modello inedito di sviluppo, dovrà riprendere. Il Veneto, nonostante le difficoltà presenti, è pur sempre una delle regioni più benestanti d’Europa cioè del mondo occidentale e la seconda in Italia per Pil, occupati, fatturato e propensione all’export».