Cig ordinaria, Cgil: si cambi emendamento governo
«Si uniscano interessi mondo lavoro, no a divisioni fra lavoratori»
ROMA - La Cgil chiede di cambiare l’emendamento presentato dal governo sulla cassa integrazione ordinaria. Sono i segretari confederali dell’organizzazione, Susanna Camusso e Fulvio Fammoni, a chiederlo nello spiegare come sia «noto che la Cgil, ma anche le altre organizzazioni sindacali e le associazioni dei datori di lavoro, chieda fra l’altro un prolungamento della cassa integrazione ordinaria ampliando la scadenza massima delle 52 settimane oggi prevista».
«Uno degli emendamenti governativi alle norme della L. 2 /09 - sostengono i due dirigenti sindacali - sembrava, almeno parzialmente, accogliere questa richiesta, ma in realtà, per come è stato presentato, assume il sapore della contrapposizione fra lavoratori». Infatti, continuano Camusso e Fammoni, «il meccanismo proposto pone i costi del prolungamento della Cig ordinaria sulle risorse relative agli ammortizzatori in deroga, tagliando così risorse a chi non è coperto dalla legge 223 e mettendo in contrapposizione, in fase di crisi così acuta, lavoratori di grandi e piccole imprese». Risorse per gli ammortizzatori in deroga che «peraltro ad oggi risultano stanziate in modo del tutto inadeguato, pari a soli 151 milioni, e che in molte realtà non sono neanche in grado di coprire i mesi arretrati».
Camusso e Fammoni ricordano, inoltre, «che la gestione della Cig ordinaria presso l’Inps è in attivo strutturale da sempre e che quindi una misura di allungamento del periodo per salvaguardare l’occupazione, assolutamente necessaria, è perfettamente attuabile, ricorrendo alle risorse ordinarie pagate dai contributi di lavoratori e datori di lavoro. Lasciando quindi lo stanziamento previsto dalla Legge Finanziaria e dall’accordo con le Regioni interamente a favore dei settori sprovvisti di ammortizzatori». Per questi motivi i due segretari confederali Cgil «chiedono che l’emendamento sia cambiato e che su questa modifica si raggiunga un accordo fra tutte le forze politiche. La Cgil - concludono Camusso e Fammoni - chiede così di unire e tutelare gli interessi del mondo del lavoro e non di incentivare divisioni fra lavoratori colpiti dalla crisi».