28 marzo 2024
Aggiornato 22:30

Indesit, Anna Trovò (Fim Cisl): No alla chiusura dello stabilimento di None

Lo chiede nel suo intervento a chiusura della giornata di mobilitazione di oggi dei lavoratori della Indesit che in 2mila hanno sfilato per Torino

TORINO - Da tutti gli stabilimenti italiani della Indesit, i lavoratori sono arrivati a Torino oggi per dire no alla chiusura dello stabilimento di None (To), per chiedere all'azienda la riapertura del confronto con il sindacato, alle istituzioni locali di sostenere questa battaglia in un territorio già provato dalla crisi del settore auto e al Governo centrale di convocare le parti.

Lo chiede Anna Trovò, segretario nazionale della Fim Cisl, nel suo intervento a chiusura della giornata di mobilitazione di oggi dei lavoratori della Indesit che in 2mila hanno sfilato per Torino.
Si tratta di una società che con 17.000 dipendenti e 18 siti produttivi è tra i principali produttori nell'Europa dell'Ovest , in Russia, in Polonia e in Turchia. La crisi che il settore sta vivendo dal 2000 si è andata appesantendo, ma non è uguale per tutti, spiega Trovò, «chi investe in qualità del prodotto e del lavoro, in innovazione e marketing ha possibilità di successo».

La situazione economica e produttiva della Indesit negli ultimi mesi si è aggravata; i fatturati sono in calo, le vendite diminuite, la redditività ridotta, la cassa integrazione è all' ordine del giorno. Ma, mentre gli imprenditori reclamano interventi di sostegno alle istituzioni, «Indesit fa sbrigativamente i conti e comunica che gli ordinativi prevedibili per il 2009 non giustificano il mantenimento di due siti, uno in Italia e uno in Polonia, che producono lavastoviglie e i vantaggi del produrre in Polonia sono indiscutibili: minor costo del lavoro, minor costo dell' energia e inferiore tassazione». Ma, aggiunge la sindacalista, se queste motivazioni fossero sufficienti per chiudere una fabbrica, «potrebbero essere considerate utili per chiudere anche tutte le altre».

Trovò giudica «inaccettabile la scelta di dismettere l'attività, di farlo con quelle motivazioni, dimenticando i profitti di anni, escludendo ipotesi di recupero. E' socialmente irresponsabile - conclude - immaginare che la storia industriale di tanti anni si arresti in base ad una valutazione contabile di breve periodo».
Per questo ha ribadito la contrarietà del sindacato all'ipotesi di chiusura del sito di None e la necessità di riaprire il negoziato per tornare a parlare di organizzazione del lavoro, qualità ed efficienza dello stabilimento piemontese, com'è nella tradizione delle relazioni sindacali nella Indesit.