26 aprile 2024
Aggiornato 01:00

Draghi: Recessione continua, no ingerenze politiche su credito

«Sì ai Tremonti bond. Essere bravi banchieri se economia va male»

ROMA - Il 2009 sarà un anno nero per l'Italia, «con un nuovo significativo calo dell'attività economica», ma per contrastare la crisi non ci possono essere «pressioni» o «interferenze» politiche per garantire il credito alle imprese. Il messaggio lanciato alla Camera dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, è stato molto chiaro e diretto, sia nell'analisi macroeconomica sia nell'esprimere il punto di vista dell'autorità di vigilanza sulle questioni che interessano il sistema bancario.

E se sui Tremonti bond il governatore ha ribadito l'invito agli istituti di credito a usarli senza esitazione per rafforzare il patrimonio e sostenere l'economia, sulla questione degli osservatori provinciali guidati dai prefetti per controllare la dinamica dei prestiti Draghi ha lanciato un monito molto forte al governo (dopo la lettera inviata alle filiali di Bankitalia) per evitare «interferenze politico-amministrative» nell'attività bancaria, perchè «il credito è e deve restare attività imprenditoriale». Il quadro della situazione economica tracciato dal governatore resta poco incoraggiante, come in tutti gli interventi degli ultimi mesi. «In Italia - ha detto - la recessione aggravatasi a metà del 2008 dovrebbe proseguire nel corso dell'anno» ed è «verosimile che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività economica». In questo contesto, non solo c'è l'esigenza di «impostare fin da ora una riforma complessiva» degli ammortizzatori sociali, ma bisogna aiutare le imprese accelerando i pagamenti della pubblica amministrazione.

E se «effetti di stimolo» potrebbero arrivare dal piano straordinario per l'edilizia annunciato dal premier (anche se la portata dell'intervento è «incerta«), Draghi ha richiamato il governo ad «allungare lo sguardo» nelle scelte di politica economica, compensando interventi di breve periodo con «misure strutturali» per garantire la sostenibilità dei conti pubblici. Superare questa lunga e profonda recessione non sarà un'impresa semplice e un ruolo fondamentale, ha sottolineato il governatore, sarà giocato dal sistema bancario. Le maggiori banche italiane «hanno sofferto perdite più contenute rispetto a quelle di altri Paesi», ma l'irrobustimento del capitale, «anche con gli strumenti messi a disposizione dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia». Ma indipendentemente dalla scelta di aderire ai Tremonti bond - ha ammonito Draghi - le banche non devono subire ingerenze da parte degli osservatori prefettizi voluti dal governo.

Anche perchè, ha ribadito, sugli istituti di credito vigila già la Banca d'Italia e negli ultimi anni non ci sono state «mancanze» nell'attività di controllo. Una posizione già espressa nella lettera inviata la settimana scorsa alle filiali di Bankitalia - in contrasto con le aspettative del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - ma che il governatore ha voluto affermare in maniera ancora più efficace. «È essenziale - ha detto - che l'analisi delle condizioni del credito a livello locale non sconfini in un ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della clientela. Ritengo che debbano essere evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi. Le banche imprudenti - ha aggiunto - prima o poi finiscono in dissesto e smettono anche di far credito».

No alle ingerenze dei prefetti - sostiene quindi Draghi - ma in una crisi così pesante serve anche responsabilità da parte delle banche nell'esercitare il credito. «La prova sollecitata dalla crisi è severa - ha affermato - e richiede di saper essere bravi banchieri anche quando l'economia va male. Di fronte all'inevitabile peggioramento della qualità del credito, dovuta alla recessione, occorrono scelte lungimiranti: non basta tenere i conti in ordine». Certo, ha concluso, un aiuto ai bilanci degli istituti di credito potrebbe arrivare da una revisione di alcuni aspetti del trattamento fiscale, «che determinano svantaggi competitivi nei confronti di altri Paesi»: le tasse in più che gravano sul sistema bancario italiano ammontano infatti a 2 miliardi l'anno.