Agricoltura fai da te, per la CIA è solo un hobby
Per ridurre i prezzi più attenzione ai produttori e rapporti più stretti nella filiera
La Cia giudica negativamente le iniziative in programma in Inghilterra dove si cercano di utilizzare giardini e spazi cittadini per la coltivazione dell’ortofrutta. Non è una soluzione. In Italia, invece, facciamo coltivare i molti terreni incolti e diamo più strumenti agli agricoltori.
Non torniamo agli «orti di guerra». L’agricoltura lasciamola fare ai veri produttori. Se poi i prezzi dell’ortofrutta sono onerosi, facciamo in modo che si riducano attraverso rapporti più stretti nella filiera. Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori commenta la notizia secondo la quale in Inghilterra, in un momento di crisi economica come quella attuale, si stanno mettendo a disposizione spazi e giardini cittadini per la coltivazione di cavoli e patate.
Si tratta più di una trovata pubblicitaria che di una reale esigenza. Non crediamo -afferma la Cia- che in Italia sia una strada percorribile. Nulla contro chi vuole coltivare il proprio giardino per produrre ortofrutticoli. Ma è e resta soltanto un hobby che non certo risolve i problemi dei consumatori.
Pensiamo, invece, a rivolgere maggiore attenzione all’agricoltura, quella professionale, che ha risposto sempre in maniera positiva. Occorre mettere in condizione i produttori di svolgere adeguatamente la loro attività. E’ necessario -sottolinea la Cia- predisporre adeguati interventi che permettano di ridurre i pesanti costi produttivi e i gravosi oneri contributivi e burocratici.
Nulla -avverte la Cia- contro l’»agricoltura fai da te», ma crediamo che non è la soluzione. In Italia, per esempio, ci sono tantissimi terreni del demanio, più di un milione di ettari, che potrebbero essere coltivati da giovani agricoltori. Lasciamo stare i giardini e i parchi cittadini. Operiamo, invece, per un adeguato sviluppo del settore e per ridurre drasticamente la «forbice», oggi molto elevata, tra i prezzi praticati sui campi e quelli al dettaglio. Tutti se ne gioverebbero, prima i consumatori e poi anche gli agricoltori. L’esperienza inglese non è una «panacea» e non è assolutamente ripetibile da noi.
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