Chimica, Filcem-Femca-Uilcem: Governo convochi subito tavolo nazionale
«Se non si interverrà rapidamente nel settore chimico si accentuerà la crisi e la deindustrializzazione del Paese»
ROMA - «Il settore chimico è il propulsore fondamentale dell'industria del Paese, è la filiera produttiva decisiva per lo sviluppo e la competitività dei settori dell'auto, dell'edilizia, dell'elettrodomestico, della farmaceutica, della moda. E' per questo motivo che va rilanciato e sostenuto senza ulteriori indugi»: lo hanno detto senza mezzi termini i sindacati del settore Filcem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil in una riunione delle loro segreterie nazionali, nel corso della quale hanno messo a punto un impegnativo documento d'intenti.
Rischio deindustrializzazione - «Se non si interverrà rapidamente nel settore chimico - è il grido di allarme che lancia Alberto Morselli, segretario generale Filcem - Cgil, commentando il documento unitario - si accentuerà la crisi e la deindustrializzazione del Paese, con le inevitabili conseguenze sull'apparato industriale e sulla bilancia dei pagamenti». Se la congiuntura economica non cambierà segno i riflessi sull'occupazione – insiste un preoccupato Morselli – saranno difficilmente prevedibili. Già oggi infatti nel settore sono più di 20.000 gli addetti «a rischio» ( il 12% della forza lavoro totale, n.d.r.) tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria, mobilità, fermo impianti.
I sindacati sono soprattutto preoccupati per la costante assenza di scelte di politica industriale dei Governi succeduti in tutti questi anni nel paese, e dalle decisioni di alcune grandi aziende – Eni in testa – soprattutto sul piano degli impegni fin qui assunti dalla società «Polimeri Europa», ritenuti «inadeguati e insufficienti».
«Anche il governo in carica non brilla certo per coerenza – sottolinea Morselli – soprattutto dopo il 9 luglio scorso quando il ministro della Sviluppo Economico, Claudio Scajola, si era assunto l'impegno di convocare il tavolo nazionale per la chimica entro il mese di settembre, tuttora fermo al palo». Eppure non passa giorno che sia il ministro che la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, definiscano «strategica» la chimica per il peso economico e sociale che questa riveste per l'intero apparato industriale del nostro Paese. Ma «a dichiarazioni così importanti – polemizza il segretario – occorre essere conseguenti con i fatti e non solo a parole!».
I punti di forza della chimica in Italia (terzo mercato europeo, n.d.r.) vanno valorizzati – ricordano i sindacati - in un quadro di interventi quali: ricerca e innovazione, brevetti, formazione permanente, sviluppo delle nuove tecnologie ambientali ,unitamente alle risorse umane e all'imprenditoria diffusa in partnership con le piccole e medie imprese: a questo proposito l'Osservatorio nazionale e un sistema permanente di buone relazioni industriali possono svolgere una positiva funzione di volano per il rafforzamento del settore.
Tutti temi questi che chiamano in causa il ruolo delle associazioni imprenditoriali di categoria (Federchimica in particolare, ma anche Farmindustria per un ruolo più attivo nella riorganizzazione del settore farmaceutico) per azioni comuni volte ad affrontare «i nodi strutturali del settore – conclude il segretario della Filcem-Cgil – che ne limitano la competitività, sia sul piano degli investimenti industriali in ricerca e innovazione di prodotto e di processo, sia sul versante più generale dei servizi e della infrastrutture del sistema-paese, in particolare per i costi dell'energia e le bonifiche finalizzate alla riqualificazione delle produzioni nelle aree interessate».
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