2 maggio 2024
Aggiornato 10:00

«No allo sciopero urgono interventi di politica industriale»

Così il capogruppo di Forza Italia-Pdl in Regione Piemonte, Angelo Burzi, dopo la notizia di un possibile sciopero generale in Piemonte proposto dalla Cgil

TORINO - «Siamo stati i primi ad avvertire il pericolo di questa crisi, denunciando la possibilità che essa potesse assumere dimensioni inusitate. Per questa ragione in seno al Consiglio regionale abbiamo proposto, sin dall’ottobre 2007, di utilizzare adeguati strumenti finanziari per destinare risorse significative in modo da far fronte a un fenomeno che ipotizzavamo avrebbe coinvolto gravemente il sistema delle imprese e di conseguenza il mondo del lavoro». Così il capogruppo di Forza Italia-Pdl in Regione Piemonte, Angelo Burzi, dopo la notizia di un possibile sciopero generale in Piemonte proposto dalla Cgil.

«Dalla maggioranza – continua l’esponente azzurro - abbiamo ricevuto risposte parziali e del tutto inadeguate nonostante avessimo offerto, in modo responsabile, la nostra disponibilità ad approvare i documenti di bilancio e delle leggi finanziarie ad esso collegate entro la fine dell’anno 2008. Anzi, non più tardi di una settimana fa in aula, ho rinnovato a nome di tutta l’opposizione la possibilità di porre mano alle risorse destinate a far fronte alla crisi, aumentandole attraverso una legge di variazione di bilancio». «Dalla giunta – spiega Burzi – però abbiamo registrato il solito silenzio assordante. E non è certo con la proclamazione di uno sciopero, generale così come annunciato dal segretario piemonetese della Cgil, che si affrontano i nodi della questione. Di fronte ad uno scenario che rischia di minare alla base la capacità produttiva della nostra Regione travolgendo con essa i bilanci di migliaia di famiglie piemontesi, si tratta di predisporre strumenti coraggiosi e innovativi: è tempo di procedere a una radicale opera di efficienza nella spesa pubblica, a partire dal recupero di efficienza e produttività che più volte abbiamo avuto modo di evidenziare in particolare nel settore sanitario, che ricordiamo rappresenta il capitolo di spesa più consistente dell’ente regionale».

«Per quanto concerne l’industria automobilistica – sostiene Burzi - riteniamo indispensabile che il Governo adotti tutti gli strumenti a sua disposizione, in accordo con l’Europa, per sostenere un settore che è ancora strategico per il nostro territorio. Non pensiamo a interventi a pioggia, né riteniamo che possano essere riprodotte le vecchie ricette assistenzialiste di stampo prodiano. Ma di fronte ad un mercato in cui l’intervento pubblico da parte di tutti i Paesi, sia a livello europeo sia statunitense, è di fatto condizionato e alterato, l’Italia non può restare inane, pena la definitiva debacle della principale industria manifatturiera del Paese».

«Il sostegno – aggiunge Burzi - all’industria automobilistica non significa aiuto alla sola Fiat, ma a tutta la filiera della automotive, che costituisce l’asse importante della nostra economia. Un comparto, quello dell’automotive, che conta oltre 2500 aziende, che operano nella componentistica, nella gomma, nei robot, nel vetro, nell’elettronica e nei metalli speciali. Come è stato ricordato dal ministro Scajola dobbiamo sostenere un sistema industriale che fattura circa 165 miliardi di euro e che rappresenta il 10% del Pil».

«Di fronte a questi dati – conclude l’esponente di Fi-Pdl – è evidente che se la Fiat scomparisse la maggior parte delle imprese non saprebbe come riempire il carnet di commesse e di conseguenza sarebbero ad alto rischio di vita».